lunedì 23 giugno 2008

L'ultimo post

Sembra incredibile, ma questo è il mio ultimo post.

È stato bello incontrarsi domenica, ora posso chiudere questa esperienza proseguendo un rapporto più diretto con alcune delle persone che mi hanno fatto compagnia in questo angolino della rete.

Sembraincredibile mi ha aiutato a riordinare molte delle idee che avevo in testa, ma da quando ho cominciato (in realtà pochissimo tempo fa) mi sembrano passati secoli.

Le cose stanno cambiando tanto rapidamente che questa formula va abbandonata per cercare strade ancora più dirette ed efficaci. È molto probabile che io ricompaia altrove nel web in altra forma. Se vorrete ancora farmi compagnia lasciatemi il vostro recapito di posta elettronica nei commenti e vi dirò dove trovarmi.

Il contenuto del blog rimarrà on-line per un po' poi lo rimuoverò, se vi interessa il file con tutti i post scrivetemi e ve lo farò avere, la mia email rimarrà attiva ancora per alcuni mesi, poi di Sembraincredibile non rimarranno tracce.

Ciao a tutti.

mercoledì 18 giugno 2008

A proposito del nucleare

Sembra incredibile, ma all'estero sono rimasti molto stupiti del rinato interesse italiano per l'energia nucleare.

Grazie alla mia nuova dotazione di traduttori militanti (lì fuori c'è gente davvero splendida) ecco la versione italiana di un articolo che ho trovato particolarmente interessante. Oltre all'analisi generale, si evidenzia un aspetto (che ho segnalato in grassetto) che non viene sufficientemente discusso dai nostri mezzi di informazione.

Notare che l'articolo è del 30 maggio scorso (eh lo so, non avevo i traduttori...), uscito quindi a notizia italiana caldissima.


L'AFFARE NUCLEARE ITALIANO

di Henry Sokolski
THE WALL STREET JOURNAL EUROPE
30 Maggio 2008

Il governo italiano, paese il cui debito pubblico di 1.624 miliardi di euro é già il terzo più importante al mondo, sembra ansioso di scavare ancora. La scorsa settimana Silvio Berlusconi, neo-rieletto primo ministro, ha mostrato di volere tenere fede alla promessa elettorale di riconvertire l'Italia al nucleare.
Sembra l'unica risposta al problema dell'aumento dei prezzi del petrolio e del gas, e delle crescenti importazioni energetiche dalla Francia - eccetto per un particolare: le centrali nucleari promesse da Silvio Berlusconi non saranno probabilmente mai costruite.

Come mai? Tre motivi: prezzi di costruzione alle stelle; stima dei tempi di costruzione tra i dieci e i venti anni; e finora mancata identificazione di una qualsiasi comunità italiana desiderosa di ospitare un reattore nucleare nelle vicinanze.

Sono le solite funeste previsioni dei Verdi? Esattamente l'opposto. E-On, il colosso tedesco dell'energia, sta lavorando ad un grande impianto nucleare in Finlandia, e stima i costi di costruzione in sei miliardi di euro per impianto. Florida Power and Light, un'altra grande società che opera negli Stati Uniti, concorda con questa stima. Si tratta di circa dieci volte il costo di un moderno impianto a combustione di gas che produca la stessa energia. E' da notare che queste cifre coprono solo i costi di costruzione dell'impianto, e non tengono conto dello smaltimento dei rifiuti nucleari né delle spese di esercizio.

In qualità di primo ministro italiano dal 2001 al 2006 Silvio Berlusconi ha speso cifre sontuose in progetti pubblici, e ha mancato ripetutamente di ottemperare ai vincoli di spesa imposti dall'Unione Europea. Oggi giura che si impegnerà per controllo della spesa.

Tuttavia l'amministratore delegato di Enel, l'impresa in parte finanziata dal governo che sarebbe la candidata più probabile per la costruzione e la gestione dei reattori, ha cripticamente avvertito, la scorsa settimana, che per procedere la sua azienda avrebbe bisogno di "nuove regole e di forte consenso nei confronti del progetto da parte di tutto il Paese" - ovvero garanzie del governo, credito e finanziamenti.

Si potrebbe obiettare che il deficit di spesa che si produrrebbe oggi rientrerà come investimento nel futuro.
Per il caso del nucleare in Italia, tuttavia, la prospettiva non é rosea.
Perché? Perché ci vorranno decenni per attuare questo progetto. L'Italia non ha costruito o non ha mantenuto in esercizio alcun impianto nucleare da quando sono stati tutti chiusi e smantellati dopo l'incidente di Chernobyl nel 1987 [in realtà il disastro di Chernobyl é avvenuto nel 1986, ndf]. Ciò é evidentemente un enorme ostacolo all'ipotesi che l'Italia possa iniziare un qualsiasi programma nucleare in tempi brevi, e che possa essere in grado di gestirlo senza rischi di incidenti.

Gli entusiasti del nucleare glissano su questi aspetti. Solo la scorsa settimana il Ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha annunciato a Confindustria che il governo inaugurerà la costruzione di una nuova genereazione di reattori entro cinque anni. Suona davvero promettente. I funzionari di Enel, tuttavia, sono stati un po' più prudenti, dichiarando che occorreranno da "sette a dieci anni" prima che possano essere effettivamente in grado di accendere un reattore. Il maggior competitore italiano, Edison SPA, é stato ancora più cauto: ha affermato che "la prima stazione non potrà essere operativa prima del 2020".

Le critiche al nucleare in Italia sono state, d'altra parte, palesi e forti. Il progetto dei reattori di quarta generazione che il governo italiano promette di costruire in realtà non é ancora stato completato, ed é possibile che occorrano ancora da venti a venticinque anni prima che possano essere operativi. Argomento definitivo: i reattori nucleari italiani non possono essere la risposta alla crisi energetica che l'Italia dovrà affrontare per i prossimi dieci anni e più.
Quali saranno offerta e domanda del mercato energetico, cosÏ come il costo dell'energia, tra dieci o venti anni, é ora impossibile prevedere. Di certo per allora Silvio Berlusconi e il suo governo se ne saranno già andati da un pezzo. Invece gli alti costi e l'opposizione politica ad un qualsiasi sito nucleare sono problemi immediati e politicamente significanti.

Perché, allora, Silvio Berlusconi ha fatto il suo annuncio nucleare proprio ora?
CosÏ come la riduzione delle tasse sulla benzina e sul diesel - che Roma ha annunciato la scorsa settimana - questa mossa fa apparire il governo come impegnato a contrastare la crisi dei prezzi del petrolio e del gas.

Gli esperti di energia, tuttavia, sospettano qualcosa di più sinistro. L'annuncio potrebbe essere parte di uno sforzo a lungo termine da parte delle più grandi società europee al fine di prevaricare i competitori minori, accaparrandosi enormi sovvenzioni governative per grandi, costosi progetti nucleari. Gli italiani e gli europei possono solo sperare che questa ipotesi si dimostri falsa.

Il compito dell'Unione Europea dovrebbe essere quello di incoraggiare la competizione e l'eliminazione dei sussidi governativi nel settore energetico. Non é mai stato facile agire in tale direzione: la Francia finanzia indirettamente gran parte del proprio programma nucleare; i sussidi della Germania per il carbone sono fin troppo noti. Sono francesi e tedeschi i sussidi per il reattore finlandese che stanno costruendo AREVA e Siemens, finanziamenti che sono stati legittimati recentemente dalla Commissione Europea, nonostante i numerosi reclami.

La preoccupazione é che L'Unione Europea possa finire per reprimere la competizione nel mercato energetico, proprio nel momento in cui l'Europa avrebbe maggior bisogno di poter contare su un mercato sano.

L'Unione, dopotutto, dichiara di dedicarsi alla riduzione delle emissioni di carbonio. La soluzione sarebbe l'incremento della efficienza degli impianti per ridurre la domanda globale di energia, mettendo in opera le tecnologie più efficienti in termini di costi. Non esiste modo di pianificare in anticipo come ottenere ciò nel modo più facile e efficace, riducendo allo stesso tempo le emissioni di carbonio. Al contrario il rinforzo delle logiche di mercato sarebbe la migliore speranza dell'Europa, nel momento in cui si trova a far fronte alle decisioni più difficili - come la scelta tra sistemi di riscaldamento centralizzati o distribuiti, nuove tecnologie in opposizione alle vecchie, fonti differenti di gas naturale, etc.

Si può prevedere che questa competizione si risolva in favore del nucleare, in futuro. Tuttavia, dato che l'Unione prevede lo smantellamento di 145 reattori nei prossimi diciassette anni, la presenza di una vera e propria rete nucleare in Europa é ancora una possibilità lontana. Nel frattempo l'Italia e l'Europa farebbero bene a tenersi alla larga da ogni investimento nel settore energetico che nessuna banca sarebbe disposta a fare, senza la garanzia di un supporto finanziario da parte dei governi. Per il momento, ciò include anche il nucleare.

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Henry Sokolski é amministratore del Nonproliferation Policy Education Center, un centro di ricerca in Washington D.C., USA, e editore di "Falling Behind: International Scrutiny of the Peaceful Atom" (Strategic Studies Institute, 2008).

Link all'articolo originale
(trad. francesca b)

lunedì 16 giugno 2008

Traduttori cercansi

Sembra incredibile, ma se conoscete l'inglese abbastanza bene da poterlo tradurre in italiano corretto il Paese ha bisogno di voi.

In questo mio periodo di studio, scopro tonnellate di informazioni che qui in Italia non arrivano. Non sono nascoste, sono disponibili grazie a internet, o a volte sono pubblicate su libri e saggi, ma sono in inglese.

Ora, lo so che sembra incredibile (mica tanto in realtà), ma il numero di persone in grado di leggere un testo in inglese e di comprenderlo è drammaticamente basso. Eppure questi contenuti andrebbero resi accessibili per premettere a tutti di farsi un'idea più chiara sulle cose che accadono in questo piccolo pianeta.

Ecco allora che i "traduttori" diventano personaggi di importanza strategica e la traduzione una missione umanitaria.

Quindi, se tra voi c'è qualcuno in grado di tradurre dall'inglese, con un po' di tempo libero e voglia di impegnarsi per una giusta causa si faccia vivo.

C'è parecchio da fare.

mercoledì 4 giugno 2008

Lavatrice in classe A+

Sembra incredibile, ma era un po' che la cercavo e ora l'ho trovata.

Rex Electrolux ha messo sul mercato Sunny la lavatrice a doppio attacco in grado di utilizzare direttamente acqua calda per lavare. Se l'accoppiate ai pannelli solari per la produzione di acqua calda e a un detersivo poco inquinante ne esce un bucato piuttosto sostenibile.

Se poi avete anche i pannelli fotovoltaici per darle corrente siete veramente avanti...

martedì 3 giugno 2008

Meeting Sembraincredibile

Sembra incredibile, ma il primo (e probabilmente ultimo) meeting della rivoluzione dolce ha ora un luogo e una data.

Ci vediamo domenica 22 giugno a Granarolo (Bo) e saremo ospiti di Marco & Daria. Gli interessati possono contattarmi privatamente utilizzando l'indirizzo email che si trova nel mio profilo di Blogger.

Svelti che i posti sono limitati.
Ci vediamo presto.

martedì 27 maggio 2008

300: Operazione Imballaggi - Fase 3

Sembra incredibile, ma mentre mi accingevo a scrivere questo post, Marco lasciava questo commento nel post che lanciava la Fase 2 dell'Operazione Imballaggi.


Alla buon'ora arriva Conad con un messaggio veramente sorprendente!!!

"Gentile cliente ,
ci scusiamo per il ritardo con cui rispondiamo alla sua mail , (abbiamo avuto dei problemi con il servizio contattaci). La ringraziamo per la sua segnalazione molto attenta e dettagliata , La informiamo che attualmente non è prevista nella zona di Bologna la distribuzione di detersivi e altri prodotti mediante distributori self service .
Stiamo però prendendo in esame questa progetto e probabilmente a breve anche nella sua città troverà nei p.ti vendita Conad di maggiori dimensioni la possibilità di acquistare prodotti mediante distributori automatici .
Cordiali saluti ,
Servizio Conad Contattaci . "

.... "Stiamo prendendo in esame" ... "probabilmente"....
STIAMO VINCENDO!!!???

Occorrerebbe un'azioncina di ripasso? Tanto per non fermare la cosa al post "Report"...


La nostra piccola azione sta dando il suo contributo ad un corretto orientamento delle frecce che ci interessano.

Nel frattempo, lo so che sembra incredibile, il bene avanza silenziosamente, il sistema continua con i suoi piacevoli scricchiolii. Il Comune di Reggio Emilia, tanto per fare un esempio, vara il progetto Spesa Verde che tra le altre iniziative prevede un accordo per la distribuzione di detersivi alla spina con Conad, Coop e Sigma.

Ora sta passando un'altra interessante onda mediatica che sarebbe giusto cavalcare dando la terza spinta. Se fossimo davvero in tanti a spingere potremmo veramente scavalcare la china e dopo sarebbe solo discesa.

Fatemi sognare, trascinate a fare questa cosa almeno 10 persone a testa e faremo un macello. La tensione sul tema è altissima, le antenne di tutti sono alzate e ipersensibili a causa del rigurgitare del caso Napoli.

Facciamolo. Diamo l'ultima spintarella.

ISTRUZIONI

Priorità su Coop e Conad.

Pagina segnalazioni Coop (è necessario iscriversi al portale e-coop)
Numero Verde Servizio Consumatori Coop
Altri Numeri verdi Coop
Punti vendita Coop

Pagina segnalazioni Conad
Punti vendita Conad

Poi se avete tempo e voglia scrivete o telefonate a chi vi pare (tutto fa brodo).

CONCETTI AGGIUNTIVI

- Per ridurre i rifiuti bisogna anche ridurre gli imballaggi. Perché non pensate ad installare...?

- Ho saputo che in alcuni supermercati ci sono i detersivi alla spina, perché da voi no? Così mi costringete a fare acquisti presso altre catene. Non potreste provvedere? (suggerimento di Marco che ha capito come si gioca).

RIEPILOGANDO (per i rivoluzionari nuovi)

Di cosa si tratta?
Quali sono le regole del "gioco"?
Cos'è l'operazione imballaggi?

lunedì 26 maggio 2008

Ci vediamo?

Sembra incredibile, ma sto per proporvi di incontrarci fisicamente.

Se vi interessa organizziamo uno o più incontri per trattare faccia a faccia i temi che preferite e per i quali pensate io possa darvi qualche contributo utile. Chi vuole venire alzi la mano segnalando anche dove abita, così troviamo un posto che geograficamente possa avere un senso.

Fatemi sapere.
Io vengo mascherato eh...

sabato 24 maggio 2008

La rivoluzione dolce di Rob Hopkins

Sembra incredibile, ma Rob Hopkins, ideologo e fondatore del movimento Transition, potrebbe avere veramente sviluppato un modello sensato, efficace e riproducibile di rivoluzione dolce.

Più studio il fenomeno Transition più mi piace. Pubblico qui una sua lunga intervista (in inglese) che riassume bene tutto il lavoro fatto fino ad ora.

venerdì 23 maggio 2008

Coinvolgere le persone

Sembra incredibile, ma coinvolgere le persone non è poi così difficile se si rispettano le regole del gioco.

Prendo spunto da un commento di "scoraggiata" per dare alcuni suggerimenti sperando possano risultare utili a qualcuno. Ecco il commento di "scoraggiata":

sembra incredibile, ma qualunque cosa si faccia la gente non esce di casa. La processione del paese non tira, il circolo del pd non tira, la festa paesana una tragedia, un comitato apartitico nulla,spettacoli di vario genere vedono sempre i soliti pochi volti presenti, elezioni asbuc 120 persone su circa 2000. come si fa a tirare fuori dalle case le persone? ma soprattutto come si fa ad andare oltre la sterile critica a tutto e a tutti?
e' vero le cose sono complicate e avolte anche sporche, ma chi crede di poter fare meglio dov'è solo su un forum di zona a scrivere grillate per di più anonime.
è un buon momento?


1. Segui le regole del gioco

Devi imparare le regole del gioco, anche se non ti piacciono e non le condividi. Sono state prodotte da un sistema molto più grande di te che non puoi controllare, se non puoi combatterlo sfruttalo a tuo favore.

2. Se puoi usa uno specialista

Se riesci recluta un esperto di comunicazione che appoggi la tua causa. Lui conosce le regole e sa come si gioca, così tutti i tuoi problemi sono risolti. Ti segnalo questa ipotesi perché spesso non viene nemmeno presa in considerazione e invece è quella più produttiva.

Ci sono iniziative anche importanti e dotate di risorse economiche non indifferenti (come alcune fiere locali, feste di paese, sagre, convegni) che non sono minimamente supportate da una strategia di comunicazione. Al massimo ci si limita a commissionare una grafica gradevole per i manifesti. Questo è non aver capito come si gioca, poi non bisogna lamentarsi dei risultati.

3. Scopri cosa piace alla gente - coinvolgimento trasversale

Alla "gente" piace mangiare (possibilmente gratis), piace il sesso (più da vedere che da fare, sempre preferibilmente gratis), lo sport (più da vedere che da fare, il calcio soprattutto) le tette (anche alle donne), gli scandali e il pettegolezzo vario (anche agli uomini).

La gente adora le telecamere e le star della TV anche quelle di quart'ordine ammuffite e dimenticate vanno bene, giuro, se poi son fresche ovviamente è meglio (forse non sapete che molti personaggi televisivi, escludiamo quelli di primissimo piano, guadagnano molto più con le "ospitate" in feste, cene e discoteche che con i compensi delle trasmissioni che a volte sono addirittura modesti. In pratica vanno in televisione anche gratis per poi poter fare i soldi con le "ospitate").

Poi alla gente piace ridere, piace meravigliarsi e sognare, piace provare emozioni forti e intense.
Alla gente piacciono le cose nuove, ma non troppo.

Non importa se questo è giusto o sbagliato, le regole son queste e sono quelle che contano.
Tu puoi scegliere su cosa puntare, sapendo che le donne nude e le lasagne sono una strada facile, fare sognare è molto più complesso. Tutte queste cose generano comunque coninvolgimento trasversale, attirano un po' tutti insomma.

4. Scopri cosa piace alla gente che ti interessa - coinvolgimento verticale

Chi si occupa di marketing sa che a volte è più facile proporre un determinato argomento ad un certo gruppo di persone piuttosto che ad altre. Cioè, se devi vendere un pallone da calcio vai al circolo del calcio e non a quello del basket.

Quindi a volte è più facile procedere operando su gruppi accomunati da qualcosa. Si può parlare di ecologia organizzando un corso di cucina, per esempio. È più facile che proporre l'argomento in forma astratta. Si può parlare di legalità invitando dei ragazzi a vedere un film piuttosto che una conferenza. Si può parlare di solidarietà organizzando una partita di calcio. Ecc.

5. Cavalca l'onda

Se passa un onda mediatica favorevole sfruttala. Domani è una buona giornata per fare una manifestazione contro le centrali nucleari o per parlare di energie alternative perché oggi stampa e televisione non parlano d'altro. Se invece volevi fare qualcosa in sostegno del Tibet libero lascia stare, l'onda è già passata.

6. Quelli da convincere sono quelli che non la pensano come te

Questa è una regola che la sinistra italiana non riesce a interiorizzare e anche gran parte dell'associazionismo ha lo stesso problema. Si tende infatti a parlare ed alimentare il convincimento di chi è già perfettamente convinto di una certa cosa, trascurando completamente gli altri, quelli importanti, quelli da convincere.

Così gli ecologisti parlano con gli ecologisti, i comunisti con i comunisti, i pacifisti con i pacifisti ecc. Così si perdono le occasioni, le battaglie, le elezioni... Se si vogliono ottenere risultati bisogna, anche in questo caso, imparare a comunicare.

È una regola antica, anche i vangeli sono stati scritti (targettizzati diremmo oggi) in forma diversa tenendo in grande considerazione la natura del pubblico che doveva ascoltarli.

Quindi se gli ecologisti continuano a parlare agli ecologisti con linguaggio e argomenti da ecologisti è difficile che un pubblico esterno a questa categoria venga coinvolto. Per produrre cambiamenti e coinvolgimento è più importante che gli ecologisti imparino a parlare agli industriali individuando il linguaggio giusto e gli argomenti per coinvolgerli (tipo: "Non ti frega niente dell'ambiente? Allora forse ti interessa risparmiare sul costo di smaltimento dei rifiuti").

Spero di essere stato chiaro (nel caso chiedete che provo a rispondere).

sabato 17 maggio 2008

Adoro copiare

Sembra incredibile, ma mentre sei lì che cerchi le soluzioni alle volte scopri che altri le hanno già trovate. Sono i momenti in cui adoro copiare.

Il movimento Transition è nato abbastanza recentemente in inghilterra, ma mi pare prometta benissimo e affronti la maggior parte dei problemi con saggezza e buon senso (infatti si sta giù diffondendo a livello internazionale).

È basato su un 'approccio a "curva morbida" (ma risoluta) verso un novo modello di sviluppo, mercato, convivenza sociale. Al centro del progetto c'è il concetto di resilienza, la capacità cioè del nostro sistema sociale ed economico di riorganizzasi per affrontare efficacemente (e con vantaggio collettivo) la crisi attuale (cogliendone quindi le opportunità).

In Inghilterra ci sono intere città che stanno diventando Transition Towns sotto la spinta della propria cittadinanza (mi pare di averlo già detto che è un bel momento...).

Un po' di referenze utili:

Il blog del massimo teorico del movimento Rob Hopkins (in inglese)
http://transitionculture.org/

Il sito della prima Transition Town (in inglese)
http://totnes.transitionnetwork.org/

Il sito delle Transitions Towns (in inglese)
http://transitiontowns.org/

Il blog italiano del movimento con molti documenti tradotti
http://transitiontownsit.wordpress.com/

La "bibbia" transizionalista (in inglese)
http://transitionculture.org/shop/the-transition-handbook/
(mi sta arrivando, poi vi dico com'è)

Video, interventi e interviste con Hopkins per capirne di più (in inglese)
http://www.youtube.com/results?search_query=Rob+Hopkins&search_type=

Sento che questa scoperta mi faciliterà immensamente le cose.
Vado a nanna contento.

mercoledì 14 maggio 2008

Crescere felici: la ricetta.

Sembra incredibile, ma credo di avere deciso. Penso di essere riuscito a individuare gli ingredienti della mia ricetta per la rivoluzione dolce.

Vi dico la verità, ci sono milioni di aspetti di dettaglio che non mi sono chiari, ma credo di avere messo insieme gli elementi fondanti del progetto. Scusate se la prendo un po' alla larga, ma ho capito che è l'unico modo sensato di affrontare la cosa.

Scrivo qui tutto quanto così come mi ronza nella testa in questo momento, quindi state praticamente assistendo in diretta al borbottio del mio cervello.

Considerate anche che quasi tutte le cose che dico non sono originali, ho solo messo assieme tante belle idee che sono in circolazione nel mondo, vi risparmio le citazioni delle teorie o dei testi per semplicità di esposizione.


LA CHIAVE DI LETTURA

Il mondo è nei guai. C'è stato un momento nella storia in cui non lo era? Non credo. Per contro oggi abbiamo tutti gli strumenti necessari a individuare e comprendere i problemi che ci affliggono e le capacità per risolverli uno ad uno attraverso processi di cambiamento graduali e pacifici.

L'Italia è nei guai in un mondo che è nei guai (prendiamo nota).

Per affrontare il presente e progettare il futuro è necessaria da oggi una costante visione glocale (dall'inglese global + local), ovvero la capacità di considerare i problemi e le risorse locali nel contesto di un quadro di problemi e risorse globali. Questo modo di ragionare deve diventare uno standard irrinunciabile ed essere applicato anche alle questioni apparentemente più semplici e domestiche.

Infine va sgomberato il campo da un equivoco che è stato alla base degli ultimi secoli dello sviluppo umano, equivoco che impedisce alla politica, al mercato, alle relazioni sociali di orientarsi nella direzione "giusta". La razza umana e il pianeta terra sono un sistema unico e l'unica politica amministrativa possibile di questo sistema è quella dell'equilibrio.

Questo concetto così banale è il principio regolatore del nostro universo e per troppo tempo ci siamo illusi, ecco l'equivoco, che questa regola non ci riguardasse.


LA CURVA DOLCE E LA CRESCITA FELICE

Ci sono tanti modi di affrontare la situazione, quello che mi pare il più promettente è quello della curva dolce che ci conduce al modello della CRESCITA FELICE.

Dobbiamo produrre le condizioni di un cambiamento progressivo e con effetti retroattivi (un grande circuito virtuoso insomma). Dobbiamo immaginare un modello in cui a crescere siano il benessere, la felicità, la libertà, a convivenza civile, i servizi utili, il livello culturale, l'assistenza e anche la ricchezza.

Un futuro desiderabile insomma, in cui tutti possano desiderare di vivere, ma che si avveri attraverso meccanismi che tutelano l'equilibrio del SISTEMA.

Se ci vincoliamo a questo concetto di equilibrio il resto viene da sè. Non si potrà più immaginare il futuro di un solo popolo, di una sola nazione, di un solo comune, di un solo condominio, bisognerà risolvere i problemi locali con un occhio al resto del "mondo".

Per fare tutto questo non è necessario rinunciare alle cose belle e comode che abbiamo conquistato in migliaia di anni di evoluzione, in moltissimi casi basta ripensarle in una chiave diversa, per poi scoprire che dopo questo processo di reinterpretazioni sono addirittura migliori di quelle che già avevamo.

Torno all'esempio delle energie rinnovabili, se installo i pannelli fotovoltaici sul tetto di casa (oggi praticamente me li paga lo stato) posso continuare a godere di tutto in comfort e il progresso fornito dall'elettricità, ma nel frattempo non inquino più, ho alimentato l'economia, ho sollevato il paese dalla sua fame energetica, ho liberato risorse per scopi migliori, ho ridotto i rischi sanitari dovuti alle emissioni, ecc.

Ma si può fare infinitamente di più se ci si ispira a questo modello. Guardate il progetto Real Housing di Hy Brown, che fa capire che si possono costruire case a impatto zero, indipendenti energeticamente e, attenzione, che costano attorno ai 75,000 euro per circa 100 metri quadrati (potrei fare mille altri esempi, ma son sicuro che per fare passare il concetto basti così).

Questo è crescere felici.

Asservire l'immenso potenziale culturale e tecnologico maturato al perseguimento del benessere, al progetto di un futuro che sia per tutti, alla conservazione dell'equilibrio tra uomo e uomo e tra uomo e il sistema a cui appartiene.

In tutto questo il profitto e la ricchezza devono essere un mezzo non più il fine (e non vanno demonizzati come qualcuno è tentato di fare). È una cosa possibile, gli economisti ne discutono da tempo, si stanno studiando nuovi indici per misurare il "valore" delle aziende e degli stati (il PIL e i classici dati di bilancoi si sono ormai rivelati poco tutili).

Più ci penso, più mi sembra semplice.


IL CASO ITALIANO

In Italia c'è un problema in più che si somma a quelli che tutti gli altri paesi devono affrontare: ci siamo fatti a pezzi. Ci siamo autodistrutti per 20 anni trascurando la crescita culturale, la formazione della una classe dirigente, lo sviluppo di un sistema economico sano. Abbiamo creduto solo nel "pochi, sporchi e subito", ceduto alle lusinghe delle clientele e pascolato ognuno nel proprio triste orticello.

Poco male, a tutto c'è rimedio.
Ripartiamo dalle fondamenta: l'etica.

Senza un sistema etico condiviso non si può fare nulla. Qualche giorno fa discutevo di leggi bellissime per cambiare le cose, ma a metà della discussione mi sono reso conto che nessuna legge funziona in un sistema che non crede nelle regole.

E qui mi fermo (per il momento) e lancio un appello.
Come si ricostruisce l'etica di un paese se c'è poco tempo per farlo?
Io ho delle idee, ma vorrei sentire anche le vostre, quindi fatevi vivi.

lunedì 12 maggio 2008

Perché puntare sulla sicurezza

Sembra incredibile, ma Berlusconi sa quel che fa. Ecco perché ha incentrato la sua campagna elettorale sul tema della sicurezza.

Stavo dando la mia spiegazione ad alcune persone e queste mi hanno invitato a scriverla anche qui perché, dicono loro, può essere utile a tutti. E io allora procedo diligentemente.

È in realtà molto semplice, il tema della sicurezza è il tipico tema di "percezione collettiva". Il parere delle persone su temi come questi viene pesantemente influenzato dall'ambiente sociale circostante perché l'incidenza reale dei fenomeni ad esso connessi è piuttosto bassa. Non si riesce quindi ad avere esperienze dirette su cui basarsi per prendere una propria posizione e ci si affida a quello che dicono gli altri (amici, mezzi di comunicazione, esperti, ecc.).

Allo stesso tempo la sicurezza è una tematica trasversale (tutti vogliono sentirsi sicuri) rispetto alla quale è difficile rimanere indifferenti (ad esempio tutte le donne hanno paura di essere stuprate, siano di destra o di sinistra, colte o ignoranti, belle o brutte).

Nell'attuale situazione generale di incertezza e paura del futuro la sicurezza diventa perciò un ottimo tema sul quale canalizzare tensioni, malumori e aspettative, soprattutto se possiedi 3 televisioni e molti giornali.

Basta bombardare il pubblico con messaggi a raffica, facendo scalette dei telegiornali ai confini dell'assurdo come quelle a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Facendo diventare "notizia" anche il più banale incidente accaduto nella più banale delle periferie, trasformando in "problemi di sicurezza" anche i comuni incidenti stradali.

Si continua a dare copertura ai processi spettacolo anche quando non c'è nemmeno la parvenza di una nuova notizia da dare, si mischiano i delitti di mafia con gli episodi di bullismo, si manda lo scippo prima della politica estera, ecc.

Dopo un mesetto di questo bombardamento, state pur certi che la gente si sentirà insicura e impaurita, anche se le statistiche dicono che i reati violenti sono in calo e che anche la piccola criminalità non è aumentata in modo sensibile.

A questo punto si cavalca l'onda dicendo "Noi vi salveremo", si va al governo (non hanno vinto solo per questo però), si fa passare qualche tempo, si dice ai giornali di smetterla e si fa notare che le cose stanno migliorando facendo bella figura.

Fare la stessa cosa con il potere di acquisto degli stipendi (l'altro grande tema caldo prima delle elezioni) era impossibile perché ognuno ha una capacità di riscontro personale sulla tematica (la propria busta paga) e i giornali non basterebbero a convincerlo di essere diventato più ricco.

Insomma, se meditavate l'acquisto di una pistola per difendervi dalla criminalità, aspettate qualche mese, vedrete che presto "andrà meglio".

domenica 11 maggio 2008

Oltre l'incredibile

Sembra incredibile, ma le cose si muovono così in fretta e in modo così sorprendente che ho smesso di scrivere per manifesta impreparazione.

Insomma, io mi ero preparato a una lunga lotta per ottenere piccoli risultati. Ora succede che la lotta l'ho appena iniziata, ma il mondo ha cominciato a cambiare molto più rapidamente di quanto avrei mai potuto immaginare e io non sono pronto.

Vorrei quindi rassicurarvi, non sono stato colto da apatia post elettorale, tutto il contrario, non sto scrivendo perché sto studiando. Mi sto confrontando nel mondo reale con problemi reali, incontrando persone, raccogliendo esperienze e cercando in giro ispirazione per produrre risposte sensate.

Forse perché mi sono ritrovato in una situazione "ambientale" estremamente favorevole, ho istantaneamente realizzato che gran parte di noi, di coloro che credono in un cambiamento di modello, si sono concentrati e allenati a fronteggiare la fiera resistenza del mondo. Ci siamo imbottiti le spalle per sfondare porte su porte, ma che succede se le porte le trovi aperte (come sta succedendo a me)?

Che succede se ti dicono: "bene eccoti la bacchetta magica, come lo facciamo questo futuro?"

Che succede se intanto intorno tutto continua a cambiare a velocità vertiginosa? (Perché mentre cerchi di schiarirti le idee il mondo mica sta fermo per farti un piacere).

Qualche esempio?

Questi qui presentano in pannello solare che trasforma il 37% della luce in elettricità (più del doppio dei rendimenti attuali); Unilever da ragione a Greenpeace sull'olio di palma; i modelli di consumo adatti alla guerrilla ecologista mostrano le loro fragilità (la sostenibilità è complessa, molto complessa); gente come Royal van der Veer (il Sig. Shell) ci dice che nel 2015 (praticamente domani) raggiungeremo il peak oil e politici come David Miliband (ministro degli esteri UK) dichiara che è arrivato il momento di pensare a un'economia post petrolifera. Potrei continuare elucubrando sulle molteplici implicazioni di ognuno di questi fatti (e di molti altri ancora), ma mi pare sufficiente.

Pensavo fosse un bel momento, ma così quasi quasi esageriamo.
Rivoluzionari state pronti, potremmo assistere ad accelerazioni impressionanti molto prima di quanto immaginavamo.

Intanto preparatevi a diventare transumani (poi vi spiego eh?).

venerdì 2 maggio 2008

La paura che uccide il futuro

Forse sembra incredibile, ma io ho paura.

SIAMO IN UNA SITUAZIONE PERICOLOSA

Credo che non occorra ricordare la profondità della crisi che stiamo vivendo e i pericoli potenziali che vi si annidano. Non parlo solo dell'Italia, ma di tutto il mondo. Sta finendo un epoca, un modo di governare i popoli, un modello di sviluppo, un sistema di equilibri e di ideologie e non sappiamo bene dove andare.

Abbiamo modificato l'ecosistema così profondamente da produrre cambiamenti climatici di cui ancora non conosciamo le conseguenze. L'inquinamento sta diventando una delle prime cause di morte nei paesi industrializzati (forse lo è già). Il modello di mercato che stiamo applicando non ha futuro, lo sanno tutti gli economisti e le persone di buon senso, semplicemente non bastano le risorse del pianeta.

Non possiamo più tenere la maggior parte degli esseri umani della terra in condizioni di tragica deprivazione, il "terzo mondo" ha cominciato a svilupparsi, ma in realtà sappiamo bene che non possiamo permettercelo se seguiranno i nostri modelli attuali.

Per non parlare della crisi economica mondiale che ha appena attraversato i cinque continenti e dalla quale non si sa ancora bene come uscire.

In questo bel quadretto generale l'Italia se ne stà piantata in venti metri di fango puzzolente. Un pantano generato dalla valanga di logiche scellerate che noi stessi abbiamo prodotto accettando politici incapaci e corrotti, un sistema di clientele devastante, una profondo impoverimento culturale e mille altre porcherie che, sembrava, facessero comodo.

Quindi io ho paura.

MA SONO OTTIMISTA E STANCO DELLE DENUNCE

Oggi chi vuole rendersi conto delle cose ha già tutti i mezzi per farlo. Credo che non siamo più nella fase in cui bisogna capire quali sono i problemi, siamo in quella in cui bisogna cominciare a risolverli.

Invece in tanti hanno capito che ora la denuncia fa audience, vende. Così continuano a pestare sul pedale della paura e dell'angoscia alimentando alcuni spaventosi circuiti viziosi. Chi si occupa di comunicazione sa bene che quando si invia un messaggio molto violento ci sono due principali tipi di reazioni: qualcuno incassa, molti schivano.

Nella situazione attuale, tutti quelli che incassano sono quelli già sensibilizzati al problema, quelli che hanno una capacità critica sufficiente a interiorizzare i problemi. Queste persone (voi che mi leggete ne fate parte) sono quelle che pian piano vengono schiacciate dal peso di tutta questa denuncia. Sono persone in cui crescono paura, angoscia e senso di impotenza.

Gli altri schivano, rimuovono (come dicono gli psicologi) e fanno semplicemente finta che il problema non esista.

Ma se hai paura del futuro tieni la testa bassa sul presente e perdi la capacità di costruirlo un futuro.

Io non ci sto. Io voglio immaginare il futuro, voglio pensare alle cose da cambiare e paradossalmente proprio la profondità di questa crisi - sembra incredibile ma è così - ci mette nelle condizioni di agire con inaspettata energia. Ci sono milioni di persone pronte a dire basta e a "fare bene".

Ecco perché vi racconto di tutto quello che c'è di buono. Perché in questo clima tendiamo a dimenticare tutte le cose meravigliose che già abbiamo e non riusciamo a vedere quante altre cose bellissime potrebbero essere fatte proprio a partire da questa dannata situazione.

Insomma, non scambiate mai il mio ottimismo per leggerezza.
Il mio ottimismo è un'arma.

giovedì 1 maggio 2008

Una fase nuova della "rivoluzione"

Sembra incredibile, ma a tre mesi di distanza dall'inizio di questa mia avventura, mi trovo nella condizione di suggerire il programma di mandato dell'amministrazione di un piccolo comune.

La mia operazione di infiltrazione nelle file del PD sta dando quindi buoni frutti. Insomma, piano piano (neanche tanto piano a pensarci bene) sto mettendo le mie due dita sul volante.

A dire la verità, non so nemmeno se posso ancora considerarmi un infiltrato, perché nella mia realtà locale il vecchio apparato ha cessato ogni resistenza significativa. Sta lasciando procedere le nuove idee e accettando i contributi di tutte le persone nuove che hanno deciso di "mettere le mani in pasta". Di questo passo, entro breve, potrei davvero sentirmi parte del PD (o almeno di questo circolo).

Comunque sia, l'occasione è importante.

Quello a cui miravo fin dall'inizio era riuscire a mettere in pratica e a sperimentare la logica dei circuiti virtuosi e ora potrei avere un'occasione per farlo attraverso lo strumento della politica (uno dei vari possibili, ma di certo uno dei più potenti).

Mi interessa diffondere modelli che già funzionano e sperimentarne di nuovi che poi possano essere diffusi da altri. Creare dei "casi" che possano essere riprodotti scatenando una sana epidemia di buon senso e buon governo.

Insomma, più o meno quello che avevo già scritto nel post "Passiamo all'azione" in febbraio. Certo in quei giorni immaginavo una situazione di lavoro da outsider e non di poter proporre queste cose all'interno di un programma di governo (sia pur comunale).

Beh, vediamo come va.
Buon primo maggio.

mercoledì 30 aprile 2008

La politica e i numeri salvacode

Sembra incredibile, ma con queste amministrative l'elettorato sembra aver fatto un altro passo avanti verso qualcosa di nuovo.

È possibile che stia finendo l'epoca della politica basata sulla logica dei numeri salvacode. Avete presente i bigliettini numerati che si prendono dal salumiere, al banco del supermercato e negli uffici postali? Ecco, i nostri partiti hanno funzionato fino ad oggi con la stessa meccanica. Si entra da piccoli, ci si mette in fila nella lunghissima scala gerarchica e si aspetta pazientemente che venga il proprio momento (che poi a volte nemmeno arriva).

Poco contavano fino ad ora le idee, il merito, l'impegno. Il vero segreto era la perseveranza. Chi aveva fretta poteva tentare di fare fuori qualcuno di quelli in coda prima di lui o fondare un suo partito ritrovandosi magicamente a fare il primo della fila. Il sistema sembrava perfino ben tollerato dagli elettori, pronti a votare diligentemente il leader di turno.

Con oggi, mi pare che tutto cambi. Il PD presenta Rutelli come sindaco di Roma, candidatura fiacca e stantia, contenuto innovativo zero, ma toccava a lui, aveva il numeretto, la fila va rispettata no? Così gli stessi elettori che hanno votato piuttosto compatti per il PD alle politiche, fanno una sonora pernacchia a questa proposta indecente, ma nel contempo mandano un uomo del PD, probabilmente percepito come più credibile, alla provincia.

Insomma, non stiamo parlando di popolo bue, questa gente pensa e agisce. Non vota più per schieramenti, fa dei ragionamenti (giusti o sbagliati che siano). Lo dimostra il fatto che in altri comuni, storicamente orientati a destra, vince il PD. Vince, a mio modestissimo parere, perché presenta candidati credibili e i cittadini li scelgono.

Probabilmente stiamo andando oltre alla logica della destra e della sinistra. Le persone cercano, con i gli strumenti di cui dispongono, di fare scelte sulla base di altri criteri. Abbandonano le posizioni ideologiche in cerca delle idee e delle soluzioni.

Mi pare una cosa buona.
Cerchiamo di produrre proposte sensate e comprensibili e i cittadini ci permetteranno di attuarle.
Per farlo servono partiti nuovi.
Bisogna rinunciare ai numeri salvacoda e passare alla meritocrazia.

Il PD prenda nota.

martedì 22 aprile 2008

Parliamo delle elezioni?

Sembra incredibile, ma queste elezioni a me sono piaciute.

L'Italia ha un gran bisogno di scossoni, così come avrebbe bisogno di leaders e di buon senso. In mancanza di questi ultimi, l'elettorato ha inconsapevolmente cominciato a far cambiare lo scenario. Forse esiste davvero la saggezza della folla.

Lo so che altri 5 anni di Berlusconi sembrano una specie di condanna. Lo so che molti speravano nella vittoria di una sinistra riformista e illuminata, solo che non c'era, Berlusconi sì.

Però ora una sinistra estrema irrimediabilmente autoreferenziale e avvitata su sé stessa, incapace di interpretare questo tempo con un minimo di buon senso è stata fatta fuori dai suoi elettori, talmente nauseati da rifugiarsi nell'astensionismo o addirittura tra le braccia della Lega.

È una cosa buona, perché forse si crea lo spazio per la nascita di qualcosa di nuovo. Forse si riesce a liberarsi dei macigni del passato consegnandoli definitivamente allo spazio che devono occupare: quello della storia. Forse era tempo di sbarazzarsi di quel cocktail di falci, martelli e poltrone che ha intontito i dirigenti della sinistra radicale fino a condurli all'autoeliminazione. Forse ora c'è posto per pensieri nuovi.

Il PD ha mostrato la sua debolezza di crisalide, deve riuscire a prendere una direzione precisa e creare un modo diverso di fare politica (difficile visto che la classe dirigente del partito è sempre quella). Speriamo in una rapida trasformazione prodotta dalle spinte della base e anche in questo caso il risultato elettorale non mi sembra male. Una sconfitta troppo grande avrebbe probabilmente portato a una reazione di irrigidimento dei vecchi apparati con una probabile interruzione dei processi di trasformazione che arrivano dai nuovi iscritti e da chi è stanco dei "vecchi sistemi". Il voto lascia il partito in una situazione interlocutoria e un po' fluida: ottimo. Sono le condizioni che ci servono per proseguire il tentativo di trasformazione.

Della destra che volete che vi dica. È stata votata per opportunismo, perché sa parlare alla gente senza puzza sotto il naso e per paura, tanta paura (l'ho fatta un po' semplice per brevità). Non credo sia stato un voto intelligente, ma penso sia stato un voto comprensibile. In ogni caso, meglio questa situazione di un pareggio e della conseguente ingovernabilità. Non credo che il Paese avrebbe retto il colpo. Siamo nel pieno di una delle peggiori crisi economiche mondiali di sempre e siamo il Paese più debole tra quelli "sviluppati", abbiamo bisogno di poter manovrare e senza governo non si manovra.

Il fatto è che a me, che forse sono un inguaribile ottimista, anche questa crisi economica pare una bella opportunità. Sta facilitando certi processi di cambiamento e di riflessione. Migliaia di persone cominciano a pensare seriamente alle alternative energetiche al petrolio e scoprono le fonti di energia rinnovabile. Pensano a come risparmiare e scoprono il mondo dell'economia solidale. È vero che tanti vanno in cerca di un nemico a cui dare la colpa (immigrati, globalizzazione, governo ladro, ecc.), ma tanti altri cominciano a usare la testa e il buon senso: e questo è un bene.

Insomma, continua a essere un buon momento. Dipende da noi, sfruttarlo. Io ora riesco a parlare alle persone di cose che fino a un anno fa non interessavano nessuno. Ieri parlavo con un conoscente dichiaratamente di destra che mi diceva: "Ho votato Berlusconi, ma mica perché mi fido è che dimmi tu che alternativa avevo?". Allora io gli ho parlato di cambiare il nostro modello di sviluppo, di riscoprire i vantaggi della meritocrazia, di smetterla di fare tutto per schieramenti ideologici, di riscoprire la capacità di guardare lontano e lui sottoscriveva parola per parola.

Lo ripeto.
Oggi, qui, subito, abbiamo tutto quello che serve per costruire un futuro bellissimo. Sono sempre di più le persone che sono pronte a prendere in seriamente in considerazione delle alternative credibili.


Ieri gli attivisti di GreenPeace hanno manifestato contro l'Unilever in tre capitali europee (anche a Roma) e invece di essere scacciati con gli idranti o abbattuti a manganellate o arrestati per disturbo dei piccioni hanno ottenuto un impegno solenne della multinazionale in favore della loro causa: è un bel momento vi dico.

Ogni occasione va sfruttata e ogni crisi, ogni scossone è un'occasione per fare un passo avanti: approfittiamone.




mercoledì 16 aprile 2008

300: Operazione Imballaggi - Fase 2

Sembra incredibile, ma nonostante il trambusto elettorale l'Operazione Imballaggi prosegue il suo lavoro silenzioso.

Vi pubblico alcune delle risposte più interessanti arrivate ai vari partecipanti dalle catene contattate, tanto per farci un idea del tipo di reazioni che siamo suscitando.

Ecco cosa ha risposto Auchan a Mr. GöRéFe$T:

Buongiorno Sig. xxx,

La ringraziamo molto per la sua segnalazione e le comunichiamo che il buyer Self Discount, a cui abbiamo sottoposto la sua mail, ha deciso di accogliere la sua proposta. Ad oggi siamo presenti già con distributori di detersivi alla spina sugli iper di Torino, Venaria, Modugno, Nola e in breve tempo Porta di Roma, Giugliano, Piacenza.

Augurandoci di averla sempre fra i ns. affezionati clienti, la invitiamo a scriverci ogni qualvolta vorrà segnalarci qualcosa.
Cordiali saluti


Questa è Crai che risponde a Daria:

Gentile Sig.ra xxx,

lieti del Suo interessamento, in allegato Le invio l'elenco completo dei punti vendita dove ad oggi abbiamo installate le aree Eco Point e le aree Eco Goccia (detersivi alla spina).
Purtroppo ad oggi non abbiamo ancora aree Eco Point nella Provincia di Bologna, dove ci auguriamo a breve di poter procedere ad installazioni.
Potrà se lo desidera tenersi aggiornata sulle prossime installazioni collegandosi al sito www.craiweb.it nella sezione Etica & Ambiente / Eco Point.

RingraziandoLa comunque del Suo interessamento, cordialmente La saluto.


Coop Estense risponde a Silvia:

Gentile sig.ra Silvia,

la modalità di vendita dei detersivi da lei richiamata è in sperimentazione in alcune realtà distributive, sia private che
cooperative [ndr non da loro]. In particolare in Piemonte, dove l'iniziativa è sostenuta dalla Regione.
Stiamo seguendo attentamente l'esperienza e se gli esiti saranno positivi apriremo una riflessione sulla possibilità di implementare l'esperienza anche in Coop Estense.

Per altro in alcuni dei nostri punti di vendita potrà trovare il vono in vendita con lo spillatore. Purtroppo già alcune esperienze passate dimostrano che, sia per problemi di qualità, che per problemi di convenienza e di comodità questa modalità di vendita non sempre trova sufficiente gradimento tra i consumatori.
Per quanto riguarda i vassoi di polestirolo, come lei stessa potrà constatare abbiamo cercato di ridurre al minimo indispensabileil loro usa favorendo la vendita con bilance self service.

Nel ringraziarla per l'attenzione le porgiamo i nostri più cordiali saluti.


Non mancano ovviamente le risposte al limite della scortesia o quelle davvero poco convincenti. Leggete cosa Esselunga è riuscita a rispondere a Gianluca:

Egregio Signor xxx,
voglia innanzitutto scusarci per il ritardo con cui Le rispondiamo.
In merito alla Sua cortese segnalazione, La informiamo che, per il momento, non prevediamo di proporre il servizio da Lei richiesto, ritenendolo poco igienico e non in linea con il nostro stile distributivo.
La mancanza della confezione ingenera, infatti, un'ampia serie di problematiche:
- riduce notevolmente la vita dei prodotti che vanno quindi consumati in tempi brevi;
- non garantisce in modo efficace la qualità delle referenze commercializzate, impedendoci così di tutelare a pieno la nostra clientela;
- non permette al consumatore di ottenere, tramite l'etichetta, informazioni esaurienti sulla composizione e sulle modalità di utilizzo del prodotto stesso.
Le assicuriamo però che la nostra azienda è molto attenta alle tematiche ecologiche e relative allo sviluppo sostenibile. Proprio per questo abbiamo avviato da tempo diverse iniziative:
- produciamo e commercializziamo la linea a marchio "Per chi ama la natura", con certificazione Ecolabel. Si tratta di prodotti rispettosi dell'ambiente non solo per il basso impatto ambientale degli ingredienti formulistici, ma anche per il tipo di materiali utilizzati per il packaging, assolutamente riciclabili e quindi eco compatibili;
- abbiamo ridotto al minimo l'imballo dei prodotti a marchio Esselunga e non abbiamo confezioni voluminose;
- in tutti i nostri punti vendita è, inoltre, attivo il servizio di recupero e riciclo delle vaschette usate per la frutta e per la verdura.
Ci auguriamo che, alla luce di questi chiarimenti, Lei voglia di nuovo rivolgersi con fiducia ai nostri servizi e cogliamo l'occasione per porgerLe cordiali saluti.

Servizio Clienti Esselunga


Una risposta così lunga con un così attento tentativo di giustificare la propria posizione segnala un punto debole e fa di Esselunga un bersaglio interessantissimo.

Il succo di tutto questo è che, nonostante la nostra esiguità numerica stiamo facendo un ottimo lavoro. Quindi passiamo alla FASE 2.

Funziona così: tutti quelli che hanno scritto alle catene ora convincano una persona (magari anche due) a fare la stessa cosa. Persone nuove, mi raccomando, gente non ancora coinvolta. Stesse regole, stessa tecnica. Diamo una seconda bordata.

Facile, facile.
Vado a convincere qualcuno.

A presto.

venerdì 11 aprile 2008

Amenità

Sembra incredibile, ma il post "Chiamata all'azione", relativo all'operazione 300, è stato letto da 300 visitatori.

martedì 8 aprile 2008

Il dramma degli orticelli

Sembra incredibile, ma uno dei mali più devastanti del nostro Paese è costituito dalla cultura degli orticelli.

Non so quale aberrazione genetica abbia condotto il nostro popolo a questa situazione, sta di fatto che siamo fortemente inabili al lavoro di gruppo. Siamo profondamente malati di individualismo, anche quando questo ci danneggia in modo evidente. È una specie di compulsione non arginabile, siam fatti così e sembra esserci poco da fare.

Il dramma degli orticelli produce due effetti principali. Il primo è abbastanza interessante: siamo uno dei paesi più creativi del mondo. Il secondo è abbastanza devastante: siamo costantemente inguaiati.

Qualche esempio per capirci meglio.

Se l'amministrazione comunale del paese di Ciccinello (paese immaginario, almeno nelle mie intenzioni) sviluppa un ottimo sistema per ridurre gli incidenti stradali nel proprio territorio, quale dovrebbe essere la reazione naturale dei comuni limitrofi? Fare la stessa cosa. Copiare.

No. Il pensiero "orticellare" ha regole diverse. Vista l'esperienza positiva di Ciccinello, l'assessore al traffico del comune vicino penserà: "Hai visto cosa hanno fatto quelli là? Mannaggia. Noi INVECE cosa potremmo fare". In quell'INVECE si sintetizza il dramma di un popolo.

Moltiplicate il fenomeno e riproducetelo identico in tutti i campi dell'italico agire e vi farete un'idea del sistema demenziale con cui governiamo le nostre esistenze.

Ecco spiegato il popolo con più partite iva che paia di scarpe, la ridda di partiti politici, il nanismo imprenditoriale, le migliaia di associazioni identiche una all'altra e, più in generale, la mostruosa inefficienza di quasi tutte le nostre istituzioni.

Una volta, per lavoro, ho dovuto riunire tutte le principali associazioni dei consumatori italiane attorno a un tavolo (avete idea di quante ce ne siano in Italia?). Si discuteva di qualcosa di veramente grosso. Era il tipico momento in cui ognuno dovrebbe smettere di guardare il proprio orticello, alzare la testa dai suoi pomodorini e cercare di collaborare con gli altri. E invece no. Perché l'orticello ti rapisce l'anima e ti costringe in un tunnel totalmente autoreferenziale in cui la sola cosa che conta per l'orticello è l'orticello.

Gli orticelli ci rendono miopi, incapaci di guardare lontano, ci impediscono di progettare, di fare ricerca di produrre grandi risultati collettivi. Ci rendono creativi, questo è vero. Perché l'assessore al traffico di cui parlavo prima, pur di non copiare una buona idea, è costretto a trovarne una diversa, che molto spesso è peggiore, ma qualche volta può perfino essere migliore. Capite però quale immane spreco di risorse si produce? Che affanno si genera nel sistema?

Quanti potenziali circuiti virtuosi muoiono soffocati dalla logica degli orticelli?
Quanti milioni di circuiti viziosi si producono?

Sembra così facile da capire, ma quando si prova disarticolare lo schema degli orticelli si incontra una resistenza feroce, spesso invincibile. Fare lavorare assieme le persone è un compito davvero arduo, anche quando gli obiettivi sono gli stessi.

Chiunque programmi una rivoluzione dovrà fare i conti con gli orticelli. Molto più temibili dei "piccoli poteri" di cui vi ho già parlato, perché terribilmente più difficili da scardinare.

Contromisure?

L'unica cosa che ho visto funzionare sono i sogni. Costringete gli "ortolani" ad alzare la testa e a guardare più lontano di quanto abbiano mai guardato. Fateli sognare e forse il sogno sarà abbastanza potente da sgominare il potere ipnotico dell'orticello. Mirate in altro, fate proposte potenti, mettete in campo idee forti e semplici da capire.

E un'ultima cosa.
La più importante.
Scovate l'ortolano che è in voi e fatelo fuori.

lunedì 7 aprile 2008

Come voterò a queste elezioni

Sembra incredibile, ma dopo attenta riflessione ho deciso di votare comunque PD. Sembra incredibile perché sono stato proprio io a dirvi di non farlo. Nel frattempo però sono successe diverse cose e ho molto pensato a quale tipo di voto potrebbe produrre il maggior effetto di cambiamento nelle direzioni che a me interessano.

La situazione attuale vede i due schieramenti principali piuttosto ravvicinati, con una forte area di incertezza sui risultati del Senato. Ecco allora che sta succedendo una cosa importante: tutti stanno preparandosi alla sconfitta (nel PD come nel PDL).

Cosa facciano nel PDL mi interessa poco, da quella parte non può venire nulla di buono. Mi preoccupano molto di più alcune mosse interne al PD. I vecchi apparati, quelli che la ventata di novità ha un po' depotenziato dopo la caduta del governo Prodi, stanno ricompattando le fila, pronti a sfruttare un eventuale insuccesso elettorale per rimettere nei ranghi le forze nuove.

Dal basso stanno infatti avanzando istanze di trasparenza, meritocrazia e buon senso che infastidiscono moltissimo chi sta dentro il partito da sempre. A questo punto, a mio parere, bisogna concentrarsi su un voto di tipo strategico.

Il PD è in questo momento l'unica forza nella quale si possono generare delle discontinuità con il passato producendo effetti reali sul Paese. Non è la cosa migliore che ci potesse capitare, ma è la cosa migliore che abbiamo a disposizione. Quindi suggerisco di usare quella.

Ci sono all'interno del PD parecchie frecce importanti orientate in modo ragionevole. Ce ne sono molte altre che puntano ostinatamente al vecchio. Più il risultato elettorale risulterà sfavorevole per il PD, più le forze negative aumenteranno il loro potere (leggete i giornali con attenzione e troverete già in circolazione le dichiarazioni di chi prepara lo scenario di un eventuale fallimento).

Allora io voterò PD alla Camera e al Senato, perché non è importante se il PD va o meno al governo, è importante che questa linea di rinnovamento sia sostenuta dall'elettorato per impedire che quello che è nato di buono negli ultimi due mesi venga inghiottito dal vecchio apparato. Il mio voto è insomma orientato al disarmo dei poteri più vecchi e al sostegno di quel poco di nuovo che si è generato.

Non ho i mezzi per verificare accuratamente il dato, ma sembra che ci siano nel PD quasi 500.000 nuovi iscritti che non vengono dal mondo dei partiti, forze fresche: non è uno scherzo. Nel circolo in cui mi sono "infiltrato" è così e i risultati sono impressionanti. La stessa cosa accade in molti altri circoli in tutta Italia. Se invece di mettere le dita sul volante del mercato le mettiamo su quello della politica gli effetti saranno infinitamente più grandi e immediati.

Ma il processo di rinnovamento è in corso e i suoi esiti ancora incerti. Non possiamo pensare che le persone che guidano il PD non facciano parte del "sistema" che ha portato alla situazione attuale. Possiamo però cercare di spingerli a prendere le decisioni giuste e nel frattempo continuare il cambiamento dalla base.

Tutte le altre opzioni mi paiono meno efficaci di questa.
Quindi io vado così.
E siccome è un bel momento, magari succede qualcosa di veramente inprevisto.

mercoledì 2 aprile 2008

Piacevoli scricchiolii del sistema

Continua a sembrarmi incredibile, eppur si muove. Come fa notare Silvia nel commento al post precedente, le frecce girano pian piano dalla parte giusta.

Ecco qui una nuova iniziativa sui detersivi alla spina.

Bene.

martedì 1 aprile 2008

Dinamica delle piccole spinte

Sembra incredibile, ma questo non è un trattato di fisica. È invece un post su come accadono le cose che accadono nel mondo.

Dopo molti anni di osservazione sono arrivato a capire (magari solo perché sono un po' tardo) che bisogna resistere alla tentazione di immaginare che il mondo sia governato da grandi poteri capaci di ordire strategie sofisticate e di portarle a termine manovrando tutti come pedine di una scacchiera.

Nella maggior parte dei casi non è così.

I grandi poteri ci sono, come esistono persone estremamente influenti o lobby in grado di produrre effetti pesanti sulla realtà delle cose, ma il loro modo di agire è raramente lineare e diretto come ce lo immaginiamo. In poche parole, nella maggior parte dei casi non c'è nessun grande fratello a controllare le sorti del mondo.

Il mondo funziona attraverso la dinamica delle Piccole Spinte. Ogni entità che ne fa parte, uomini, cose, eventi naturali e non, contribuisce a generare, favorire, ostacolare, determinare gli eventi. Per capire meglio vi consiglio un trattato sull'argomento: il film di JFK di Oliver Stone (credo non sia difficile trovarlo a noleggio).

Chi ha ucciso il presidente Kenndy? Un efficace concerto di Piccole Spinte (magari non piccolissime in questo caso). L'insieme dei desideri, delle azioni, delle omissioni di un gran numero di persone che, anche con ragioni e motivazioni differenti, auspicavano che una cosa come quella accadesse. È la dinamica di contesto che ha permesso che quell'omicidio sensazionale si potesse compiere.

Provate a prendere per buono quello che vi ho detto e cominciate a guardare il mondo provando a leggerlo alla luce della dinamica della Piccole Spinte. Non dovete guardare lontano, basta osservare quel che accade in famiglia, sul lavoro, nella politica. È difficilissimo decidere qualcosa e agire in modo autonomo. Ogni azione, pensiero, iniziativa è istantaneamente mediata da migliaia di fattori esterni. Anche le più banali.

Se si arriva a comprendere e percepire questa fittissima rete che ci circonda ecco che si comincia anche a capire come usarla per ottenere cambiamenti. Un trucco che trovo piuttosto utile è quello di immaginare tutte le persone, le entità, le istituzioni, le forze presenti nel vostro campo di azione con una freccia in mano. Immaginate la freccia, visualizzatela e cercate di vederne direzione e dimensione.

Se fate in questo modo improvvisamente vi troverete con un'analisi piuttosto chiara della situazione di contesto delle vostre azioni. Sarà molto più facile valutare se un certo cambiamento è possibile e quanta energia serve per produrlo.

Un esempio tanto per capirci.

Voglio cambiare il modello distributivo che vede il packaging del prodotto come componente indispensabile e irrinunciabile del prodotto stesso (voglio ridurre i rifiuti insomma). Mi guardo intorno 2 anni fa e osservo le frecce: situazione normativa con una bella freccia che se ne frega del problema; consumatori con una bella freccia che guarda verso il contenuto di servizio dei prodotti (quindi se la confezione è comoda, ben venga); mezzi di comunicazione di massa con grandi frecce orientate allo stimolo dei consumi (a loro interessano gli investitori pubblicitari); ecc. È chiaro che non è aria: per spostare tutte queste frecce ci vorrebbe una energia enorme di cui non dispongo.

Se mi guarda attorno ora, invece, la situazione è molto differente, ci sono tantissime frecce collettive e individuali che puntano nella direzione giusta o quasi. Per orientarle nel modo che mi interessa è necessaria quindi molta meno energia, forse basta generare qualche piccola spinta focalizzata allo spostamento di una delle frecce più grandi e più facilmente raggiungibili: le catene della grande distribuzione organizzata. Ecco che si può tentare un operazione con il metodo 300.

Uso questo esempio solo perché a che ha letto il resto del blog risulterà familiare, ma la logica è sempre la stessa anche cambiando scala e obiettivi. Ecco quindi uno strumento utile al lavoro del rivoluzionario dolce. Cominciate a esercitarvi a riconoscimento dei sistemi di Piccole Spinte che agiscono attorno a voi. Non è un cambio di mentalità banale o scontato.

Ma soprattutto ricordatevi che abbiamo tutti la tendenza a ricomporre i sistemi di Piccole Spinte cercando delle sintesi e immaginando le frecce molto più grandi e coese di come sono nella realtà (tendiamo a vedere il Grande Fratello). Questo ci fa sembrare molto più deboli di come siamo realmente.

Per tornare al nostro esempio (chi non ha seguito veda i commenti a questo post), una grande freccia, come quella della grande distribuzione organizzata, è in realtà composta di tante frecce più piccole. Crai ha una freccia fortemente orientata nella direzione che ci serve, diversa da quella di Coop che aveva orientato la sua nella direzione giusta troppo presto e si è trovata costretta a fare marcia indietro. In queste differenze stanno le debolezze e le opportunità del sistema: sarà probabilmente più facile spingere Crai rispetto a Coop, se lo capiamo possiamo agire di conseguenza.

Per il momento mi fermo.
Se ne avete voglia ragionateci su e fate esercizio.
Un giorno vi tornerà utile.

Sappiate solo che ci sono un sacco di frecce disponibili a girarsi nella direzione giusta in questo momento.
Trovatele.

giovedì 27 marzo 2008

Effetto 300

Sembra incredibile, ma come vi avevo detto il mondo è pronto a diventare migliore. Rilancio un commento di M. alla mia chiamata all'azione per l'Operazione Imballaggi perché sia di stimolo a tutti.

La vita è strana... ho un cliente che ha un alimentari. Caso vuole che sia un Crai.. Dal link del Crai ho visto che ci sono 12 negozi con il macchinario dosatore. Oggi ho parlato con il mio cliente e gli ho buttato li di pensarci, ha cercato su internet e gli è piaciuto. Adesso passa all'azione coinvolgendo lui i clienti... chiedendo se interessa e facendo sensibilizzazione... dice che il risparmio per il cliente arriva fino al 70%!!

Circoli virtuosi! Vi tengo aggiornati su come finisce.

M.

Non si tratta di un caso, si tratta di fare le cose quando le condizioni generali sono favorevoli a un risultato positivo. Ecco perché ho lanciato ora questa operazione. Il minuscolo intervento di M. ha un valore enorme nella dinamica del cambiamento. Contribuisce DAVVERO a produrre risultati.

Fate gente, fate perché serve, ora.

giovedì 20 marzo 2008

Elogio della semplicità

Sembra incredibile, ma mentre io scrivevo Elogio della Complessità Wu Ming 2 scriveva qualcosa di molto simile (ma molto più articolato) su Carmilla. Me lo ha fatto notare Pas in un suo commento.

In questo post voglio invece parlare di semplicità vista come strumento per ottenere cambiamento e trasmissione delle informazioni. Di semplicità, insomma, come arma al servizio della rivoluzione dolce.

Le persone che sono consapevoli della necessità di cambiare molte cose della nostra società e del nostro modello di sviluppo, spesso sono arrivate alle loro convinzioni attraverso un percorso lungo. Hanno letto, hanno studiato, hanno vissuto, hanno cercato di capire, si sono messe in discussione ecc.

Quando si tratta di convincere qualcuno della bontà delle loro tesi tendono quindi a buttare sul tavolo tutto il loro "sapere" per essere più credibili e fornire all'interlocutore tutte le informazioni necessarie a capire davvero il problema. È un metodo politicamente e intellettualmente corretto, ma spesso poco efficace.

È meglio semplificare e dare alle persone, per prima cosa, quello che stanno cercando. Se volete reazioni rapide non disdegnate le scorciatoie, a volte sono necessarie. Ci sarà poi tempo per trasmettere anche tutto il resto.

Qualunque argomento vogliate trattare cercate prima di capire cosa, all'interno di quel tema, può veramente interessare il vostro interlocutore e non cosa sarebbe giusto che gli interessasse. La differenza tra le due strategie c'è e può essere consistente.

A molti dei quelli che stanno installando oggi i pannelli fotovoltaici non interessa molto dell'ambiente, hanno visto una buona forma di investimento economico. Dove vivo io tutti hanno la compostiera in giardino perché il comune la fornisce gratis e se la usi hai uno sconto sulla tassa sui rifiuti. Moltissime persone acquistano prodotti biologici semplicemente perché questo li gratifica e sentono così di volersi bene e di valere di più. Ecc.

Sono le motivazioni giuste? Forse non le migliori, ma sappiamo che abbiamo bisogno di produrre cambiamenti e che dai cambiamenti si produrrà cultura. Teniamole quindi in considerazione e quando introduciamo un argomento partiamo dalle cose che sono più facili da capire e interpretare come positive e poco rischiose.

Fate proposte semplici, agganciate l'interlocutore e poi, solo poi, potrete accompagnarlo lontano.

Provate.

mercoledì 19 marzo 2008

Chiamata all'azione: operazione imballaggi

Credeteci. È tempo di agire. Erano mesi che seguivo questa situazione in attesa di una confluenza positiva e eccola qua. Se ne avete voglia ci sono le condizioni per fare un bell'esperimento della tattica dei 300.

La crisi rifiuti di Napoli ha fatto accelerare un processo che stentava a svilupparsi. In questo momento però, i media hanno preso consapevolezza del fatto che il primo passo verso la soluzione del problema rifiuti è quello di crearne meno. E sul tema si stanno spendendo ora molti organi di informazione (Report, Caterpillar). C'è un picco e va sfruttato.

Ricordate le dita sul volante? Ecco, è una bella occasione per una sterzata strategica, quindi diamo il nostro contributo perché questo avvenga nel limite delle nostre possibilità.

1.
Usiamo internet e telefono.

2.
Mandiamo alle catene della grande distribuzione messaggi di questo tipo:

C'è un vostro supermercato nella mia zona dove trovo un distributore di detersivo alla spina?

Perché non pensate di istallare distributori di detersivi alla spina nei vostri supermercati?

C'è un distributore di latte o bibite alla spina nei vostri supermercati?

Ho letto che esistono negozi con distributori di detersivi alla spina, dove si possono fare le ricariche...

Ho sentito alla radio di questi distributori di detersivi alla spina...

Vorrei protestare perché non trovo nei vostri punti vendita distributori di detersivi alla spina...

(insomma avete capito il concetto no?)


3.
Le regole del gioco le trovate qui e qui se avete dubbi.
Non mandate lo stesso messaggio più volte allo stesso destinatario.
Se coinvolgete altre persone (fatelo vi prego) spiegate che ognuno scrive e dice quello che vuole come vuole, NON SI COPIA.
Potete sdoppiare il messaggio. Ad esempio chiamate il numero verde del servizio consumatori della catena e mandate una lettera diretta al supermercato sotto casa (stessa catena, diverso destinatario).
Potete invece mandare lo stesso messaggio a più catene contemporaneamente.

4.
Indirizzi utili:

Pagina segnalazioni Coop (è necessario iscriversi al portale e-coop)
Numero Verde Servizio Consumatori Coop
Altri Numeri verdi Coop
Punti vendita Coop

Pagina contatti Esselunga
Punti vendita Esselunga

Pagina contatti Crai
Punti vendita Crai

Pagina contatti Carrefour
Punti vendita Carrefour

Pagina segnalazioni Conad
Punti vendita Conad


PERCHÈ È IMPORTANTE

Si tratta di uno snodo strategico. Il sistema produttivo e distributivo sta maturando certe consapevolezze, sa che deve passare un confine e cominciare a ragionare in modo nuovo, cambiare modello. Però sono tutti lì ammassati, sull'orlo del cambiamento. Ci vuole una spinta che li convinca a fare l'ultimo passo, uscire dalla logica delle sperimentazioni e passare all'applicazione massiccia e diffusa sul campo.

Se una grande catena sposa il concetto di "eliminazione del contenitore usa e getta" si produce un grande cambiamento culturale che ne produrrà molti altri a catena. Le altre catene seguiranno e partirà un interessantissimo circuito virtuoso utile a tutti.

Una spinta molto forte potrebbe darla la politica, ma dormono (anche se Regioni e Comuni [1, 2] stanno cominciando a muoversi bene anche loro). Quindi proviamo a sfruttare quella che io chiamo "logica delle microspinte" che vi assicuro fa succedere una grande parte delle cose che accadono nel mondo.

Proviamo? Pronti? Via!

martedì 18 marzo 2008

Elogio della complessità

Sembra incredibile, detto da un pubblicitario poi lo sembra ancora di più, ma dobbiamo riscoprire il valore della complessità.

Viviamo in un mondo che per ragioni ideologico/commerciali, tende a produrre semplificazioni feroci di ogni concetto. In alcuni casi questo può rivelarsi un bene perché permette a un numero maggiore di persone di avvicinarsi a un determinato argomento. Molto spesso, invece, questi tentativi di sintesi si traducono in un reale impoverimento della qualità dell'informazione che si vuole trasmettere.

Ci sono argomenti che sono necessariamente complessi e che non devono essere semplificati. Se parliamo di sostenibilità, di immigrazione, di democrazia, di amore, di filosofia, di politica e di mille altre cose e vogliamo parlarne in modo costruttivo, dobbiamo poterci muovere all'interno dell'argomento in senso orizzontale e verticale, dobbiamo percepire le sfumature, ragionare sulle interconnessioni tra i concetti, valutare azioni e conseguenze e molto altro ancora.

Per fare tutto questo serve cultura, competenze, senso critico, capacità di elaborazione, creatività.

Chi deve amministrare il potere, sia esso economico o politico, preferisce una società dotata di una bassa capacità critica e incline ad accettare messaggi tagliati con l'accetta. Ecco perché nel nostro Paese scuola, cultura, ricerca, sviluppo emozionale e culturale dell'individuo sono sempre meno supportati.

In Italia non si educa più, né in famiglia né in classe. Non si approfondisce nulla, si mordicchiano qui e là, le notizie, le informazioni, le idee. E così ci si ritrova nell'impossibilità di interpretare la realtà, perché la realtà è complessa e per capire e interagire con la complessità servono strumenti culturali efficaci.

La mia esortazione è quindi quella di resistere alle lusinghe delle semplificazioni, delle spiegazioni facili, delle risposte pronte all'uso. Bisogna impegnarsi a capire.

La buona notizia è che incontro sempre più persone che lo stanno facendo e mi sembra una cosa molto positiva. Allo stesso tempo vedo la scuola, più in generale il nostro sistema educativo/formativo, deteriorarsi in modo disastroso e capisco che bisogna intervenire in modo incisivo.

La rinascita culturale dovrebbe essere ai primi posti dell'agenda della politica (leggetevi questo post paradossale di Cirano che rende molto bene l'idea). Quindi, se vi siete infiltrati nel PD o se vi state impegnando per il cambiamento in qualsiasi altra forma, non perdete d'occhio questo obiettivo: ci serve cultura, ci servono gli strumenti per capire il mondo.

Il post di domani però si intitola: Elogio della semplicità.

domenica 16 marzo 2008

Ottimismi alla rinfusa

Sembra incredibile, ma il "bene" continua a insinuarsi allegramente e disordinatamente nelle nostre vite. Cogliete le opportunità, assaporate il gusto del cambiamento, rigenerate le batterie, fate, fate ora, contribuite allo sviluppo dei circuiti virtuosi, spingete anche voi nella direzione giusta.

Disordinatamente e allegramente raccolgo qui qualche notizia, idea, suggerimento operativo...

LA NOSTRA SCUOLA

Ieri c'è stata una riunione del gruppo di lavoro sulla nuova scuola da costruire nel nostro comune. Clima splendido, menti aperte, si va a grandi passi verso un bellissimo progetto, sostenibile, trasparente, saggio, lungimirante. Sembra incredibile davvero. Son quasi commosso.

IL LATTE VIRTUOSO

Vi segnalo un bellissimo circuito virtuoso in crescita molto rapida. Quello dei distributori del latte crudo "alla spina". Un'idea semplice, rivoluzionaria e con una grande potenziale culturale. Si va presso il distributore, si riempie la propria bottiglia con latte non pastorizzato (anche se igienicamente impeccabile) quindi molto più nutriente, ricco di vitamine e elementi nutritivi non deteriorati dal trattamento termico. Si ottiene salute, filiera corta, abbattimento dei rifiuti, risparmio economico, sviluppo di un mercato distributivo sano e auspicabile. Altro vantaggio fondamentale è la diffusione di una nuova cultura di consumo.

Se ti abitui al latte "alla spina", sarà più facile abituarti ai "detersivi alla spina" e ad altre forme di acquisto molto più sostenibili di quelle attuali.

Su milkmaps.com trovate la mappa dei distributori e potete richiedere che ne venga attivato uno nella vostra zona. Questo è uno dei primi temi a cui mi piacerebbe lavorare con la logica dei 300 (ne riparliamo). In ogni caso potete agire anche in piccolissimi gruppi, funziona. Basta proporre l'idea alla filiale del vostro supermercato o al caseificio vicino a casa o agli allevatori della vostra zona.

COSE BELLE

Ci sono in giro sempre più persone che fanno cose davvero belle, ma proprio belle. Qualcuno lo conoscevo da prima, ma molti li sto scoprendo attraverso il blog.

Jacopo Fo

Jacopo è un amico, sappiatelo, così sgombro il campo dai dubbi di pubblicità occulta: questa è pubblicità spudorata. Il suo gruppo di acquisto dei pannelli fotovoltaici sta finalmente funzionando a pieno regime. È un'occasione per realizzare un impianto praticamente a costo zero (non devo spiegarvi che importanza capitale ha sviluppare la rete delle energie rinnovabili in tutti i modi, vero?). Se potete, aderite.

Se non potete, fate subito un contratto per la fornitura di energia elettrica da fonti rinnovabili. Ci vogliono 5 minuti, non avete scuse per non farlo e anche questo è un importante intervento sul mercato. Più crescono le richieste, più mettiamo le mani sul volante dell'economia. Se lo fate datene testimonianza con i vostri commenti sul mio blog, aiuterà altri a fare la stessa scelta (la mia casa e la mia azienda usano questa energia da quando il mercato è stato liberalizzato).

Eugea

Guardate che bello questo spin off del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali dell'Università di Bologna. Questo è pensare e muoversi nel modo giusto. Anche questi sono segnali importanti.


Grazie di esistere a Rivoluzione Morbida e Marco & Daria, scoperti perché hanno commentato i mei post. Come loro ce ne sono tanti altri, magari attiverò un blog-roll per sostenerli.


Buona domenica a tutti.
È proprio un bel momento.

sabato 15 marzo 2008

Sfruttate l'Effetto Piscina

Sembra incredibile, ma l'uomo è davvero molto simile alle scimmie. E le scimmie, si sa, non resistono alla tentazione di imitare i comportamenti dei propri simili. Vi racconto un episodio che mi è capitato durante una vacanza e che per me è stato piuttosto illuminante.

Eravamo in un villaggio turistico nel sud d'Italia, specializzato in vacanze per famiglie con bambini piccoli. La zona era molto ventosa e quindi quasi tutti preferivano la piscina alla spiaggia, più esposta e pericolosa. Così nella piscina si creava ogni giorno un interessante microcosmo sociale.

Lo scenario era questo. Ogni famiglia dotava i propri bambini di qualche giocattolo. I bambini giocavano con il proprio secchiellino (palettina, pallina, barchettina) per 10 minuti, poi passavano a desiderare, e a sottrarre, i giocattoli dei bambini della famiglia vicina.

Padri, madri, nonni e parenti vari passavano tutto il loro tempo a seguire i bambini, sequestrare i giocattoli rubati e restituirli ai legittimi piccoli proprietari. I bambini a difendere ossessivamente i giocattoli dai furti. Una spirale davvero poco rilassante per tutti.

Così, io e mia moglie abbiamo pensato di introdurre una variabile "rivoluzionaria" nel sistema e vedere che succedeva. Essendo arrivati in auto, mentre quasi tutti gli altri erano arrivati in aereo, disponevevamo di una dotazione giocattoli piuttosto consistente rispetto alla media. Abbiamo rovesciato la nostra enorme borsa delle meraviglie sul bordo della piscina e abbiamo cominciato a dire a tutti i bambini che si avvicinavano che i giocattoli erano a disposizione di tutti, bastava riportarli una volta finito di giocare.

Il primo giorno tutti ci guardavano con aria sospetta (più i grandi che i bambini devo dire). Cercavano di capire dove stesse la fregatura. Il secondo giorno le famiglie del nostro settore della piscina avevano già capito la logica dell'operazione, aggiungendo i propri giocattoli al mucchio dei nostri e rendendoli disponibili a tutti.

Gli effetti erano già evidenti, i bambini socializzavano di più, avevano tutti una varietà più grande di giochi a disposizione, si annoiavano meno e potevano essere seguiti meno di prima (quindi i genitori si godevano un po' di vacanza).

Alla fine della settimana, la condivisione del parco giochi era diventata LA REGOLA della piscina. Tutti i nuovi arrivati venivano informati attraverso un'invisibile rito di iniziazione somministrato dal vicino d'ombrellone di turno o, più semplicemente, agivano per imitazione pura.

Non che io voglia trarre da tutto questo chissà quale teoria di alto profilo.
Però l'Effetto Piscina, mi sembra un'arma meravigliosa nell'arsenale del rivoluzionario dolce.

L'esempio rimane uno degli strumenti più potenti al servizio del cambiamento. A volte non servono eroi, bastano gesti convincenti compiuti in prima persona. Ci sono precise ragioni antropologiche che lo spiegano, ma senza stare a complicarsi troppo la vita per cercarle, basta capire che l'uomo funziona così. In ambiente marketing il fenomeno è conosciuto e sfruttato senza pietà. Ecco perché si spendono milioni di euro per far leccare un certo gelato a un certo attore famoso. La "testimonianza" ha un valore importantissimo quando si tratta di convincere qualcuno a fare qualcosa.

Tutto questo per dirvi: date il buono esempio.
Banale, ma spesso efficace.

venerdì 14 marzo 2008

Roberto Saviano

"Spero che il Pd riesca a non aver paura di perdere le elezioni pur di cambiare. Solo così potrà davvero vincere."

Corriere della Sera 14/03/2008

mercoledì 12 marzo 2008

Cambiamenti in corso

Sembra incredibile anche a me, ma quello che vado predicando succede (e non certo per merito mio). Se il mondo dovesse contare su di me per cambiare saremmo alla disperazione. Se le spinte a cambiare ci sono già e si esprimono allora io posso rendermi utile.

È un momento importante perché ora le forze che da anni stanno attaccando ai fianchi il nostro sistema malato nel tentativo di rimettere le cose un po' a posto trovano un terreno molto più fertile per le loro azioni. È il bello degli stati di crisi, ricordate? Crisi = rischio + opportunità.

In tanti stanno cogliendo le opportunità non facendosi demoralizzare troppo dalla crisi.

Oppure sono così demoralizzati da trovare la forza per reagire (va bene anche così).

Prendiamo ad esempio la rete dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS). È andata crescendo sempre più, rafforzandosi e articolando la sua offerta in modo sempre più completo. Ha coinvolto un numero crescente di persone svolgendo una fondamentale funzione di diffusore culturale. Dimostrando sul campo che esistono alternative e che non sono poi così impraticabili, anzi, sono alternative che fanno sentire bene chi le pratica.

Oggi dall'esperienza dei GAS stanno nascendo i Distretti di Economia Solidale, un passo avanti verso un sistema di mercato più saggio e a misura d'uomo. Non è una cosa banale: è una rivoluzione e sta succedendo ora.

Le iniziative in tal senso si moltiplicano e io credo che vadano supportate in ogni modo, perché questa è una strada che va assolutamente provata. È un bel generatore di circuiti virtuosi e un fenomenale strumento culturale nelle mani di chi vuole un paese nuovo.

Lo sta facendo RivoluzioneMorbida (collega di eversione) e vi segnalo la sua iniziativa che può essere seguita sul blog della nascente Rete di Economia Solidale del Friuli Venezia Giulia.

Sognatori in ascolto, svegliatevi e andate a dargli una mano, è tempo di agire e di dare forza alle cose belle.

È un bel momento, guai a chi non lo coglie.

martedì 11 marzo 2008

300: la cassetta degli attrezzi

Sembra incredibile, ma è inutile che leggiate questo post se non avete letto quello precedente.

Stiamo pensando di influenzare i processi decisionali di un'azienda o un'istituzione generando al suo interno la percezione di una richiesta di cambiamento da parte dei clienti/utenti.

PUBBLICITA' ALLA ROVESCIA

Per ottenere questo risultato si "bombarda" l'azienda con una serie di messaggi che, nella sostanza, chiedono tutti la stessa cosa. In pratica si "simula" il nascere di una richiesta del mercato/pubblico e con un "trucco" la si rende molto più visibile, agli occhi dell'azienda/istituzione, di quanto non sarebbe normalmente. Facciamo pubblicità alla rovescia. Invece di subire la pubblicità di un prodotto facciamo pubblicità alle nostre esigenze presso l'azienda.

UNITA' DI MESSAGGIO DIFFORMITA' FORMALE

Se 10 persone diverse scrivono la stessa cosa a un'azienda, l'azienda immagina che per quelle 10 che hanno scritto ce ne siano 100 o 1000 che hanno le stesse idee ma non hanno scritto. Ecco perché è importante che i messaggi risultino tutti orientati allo stesso obiettivo, ma difformi tra loro. I messaggi dovranno quindi:

- Provenire da persone diverse e non collegabili tra loro
- Utilizzare canali diversi (posta tradizionale, posta elettronica, numeri verdi, servizi assistenza clienti)
- Essere diretti a destinatari diversi (es: ufficio marketing, assistenza clienti, filiali locali, sede centrale, direzione)
- Avere un aspetto formale diverso l'uno dall'altro (qualità del testo, tono, supporto)

APPROCCIO COSTRUTTIVO

Un altro aspetto importante è che i messaggi abbiamo un approccio costruttivo. Le critiche dirette tendono infatti a creare muri di resistenza o azioni di insabbiamento. Nelle aziende, normalmente, se dal mercato arriva una critica dura vuol dire che qualcuno deve assumersene la responsabilità. In questo caso le persone che possono essere danneggiate dalla critica tenderanno a farla sparire dalla circolazione.

I segnali costruttivi hanno invece due vantaggi importanti. Spesso trovano qualcuno all'interno pronto a cavalcarli (perché può trarne beneficio personale). Spesso aiutano le forze positive dell'azienda a guadagnare rilievo, favorendo e accelerando i processi di cambiamento positivi.

SCELTA DEGLI OBIETTIVI

Nello scegliere gli obiettivi è quindi preferibile individuare bersagli che abbiamo già dimostrato una certa attitudine al cambiamento che ci interessa. Ci si può aspettare così meno resistenza e un risultato più immediato.

Tanto per capirci, è inutile che scriviamo a un produttore di sigarette sperando di fargli capire che vogliamo che passi alla produzione di caramelle. È un obiettivo totalmente fuori portata.

Però potremmo cercare di convincere una grande casa editrice a non plastificare la copertina delle proprie riviste, favorendo il riciclaggio di tonnellate di carta. Se questa casa editrice lo fa e se le sue riviste fanno tendenza è molto probabile che venga seguita da altre case editrici più piccole, l'idea dell'irrazionalità della plastificazione della carta si farebbe strada, ci si accorgerebbe che in altri paesi è già vietata per legge da anni, ecc. (ecco un bel circuito virtuoso).

IN PRATICA CHE SI FA?

Per FARE davvero un'azione di questo genere serve:

- Un obiettivo
- Un gruppo d'azione (i 300)
- Un piano operativo
- Gli indirizzi a cui inviare i messaggi

L'obiettivo e la sua importanza strategica vanno discussi collettivamente e resi ben chiari a tutto il gruppo d'azione.

Direi di non fornire modelli o esempi dei messaggi da inviare (anche se sono un po' combattuto su questo punto). È fondamentale che ognuno crei il suo messaggio in modo autonomo, con le proprie capacità e con il proprio stile. Più spontanei sono i messaggi, meglio è.

Nel caso dell'esempio fatto prima, l'informativa base al gruppo d'azione potrebbe essere: "La carta plastificata non si può riciclare. Come affezionati lettori della rivista xxx chiediamo alla casa editrice yyy di non fare più copertine plastificate perché le leggeremmo ancor più volentieri se fossero più ecologiche" (messaggio costruttivo, ricordate).

Magari corredata da qualche informazione di supporto: "in altri paesi la plastificazione è vietata per legge"; "è importante riciclare e ridurre i rifiuti non smaltibili"; "la resistenza meccanica della copertina non è importante in riviste che dopo qualche settimana nessuno leggerà più" ecc.

Il fattore tempo gioca un suo ruolo importante nella partita. Non si possono fare arrivare i messaggi tutti nello stesso momento perché non sarebbe credibile. Ovviamente, non possiamo nemmeno pensare di diluirli in un periodo di tempo troppo lungo perché l'effetto sarebbe blando.

Credo quindi che il gruppo di azione vada diviso in sottogruppi e a ogni sottogruppo vada assegnata una finestra temporale (ad esempio una certa settimana) in cui è chiamato ad agire.

Potrebbe essere utile anche assegnare ai sottogruppi un mix di modalità di invio per evitare che partano solo email o solo fax o solo lettere scritte a mano. Ovviamente vanno forniti anche gli indirizzi da utilizzare per l'invio dei messaggi.

AVVERTENZE

È più complicato di una raccolta firme, lo so.
Serve gente molto più motivata, lo so.
Non mi risulta che ci siano state rivoluzioni comode da fare.

Uno dei miei scopi è fornire "armi" a chi ha voglia di usarle per cambiare le cose.
Questa è una e spero di averla spiegata in modo sufficientemente chiaro.
Se volete agire su entità più piccole (es: il supermercato di quartiere, la scuola di vostro figlio) potreste usare la stessa tecnica in scala ridotta (con un gruppo locale di 50 persone ad esempio).

Non mi risulta che siano già state fatte azioni organizzate in questo modo, quindi siamo in campo sperimentale.
Se ci sono domande, sono qui.

domenica 9 marzo 2008

300

Sembra incredibile, ma ci sono armi davvero potenti che sono alla portata di tutti. Il problema è che la maggior parte di noi non sa di possederle.

Quando si parla di cambiare le cose, il sentimento più diffuso è uno sconfortante senso di impotenza. Come facciamo a produrre cambiamenti se non possiamo intervenire su nulla? La politica è blindata. Le persone si lamentano, ma non vogliono impegnarsi in prima persona. Il potere economico è nelle mani di pochi potentissimi poteri. ecc. Insomma, chi vorrebbe cambiare si sente in una condizione di inferiorità così schiacciante da pensare che ogni sua azione risulterebbe fiacca e vana.

Ci sono situazioni, però, in cui un gruppo di persone determinate e coese possono riuscire a produrre grandi cambiamenti nonostante la loro inferiorità in numero e mezzi. Pensate alla battaglia delle Termopili: 300 guerrieri spartani fermano un esercito sterminato dalle risorse illimitate. È tutta questione di utilizzare la strategia giusta.

Ora vi racconto un segreto, una di quelle cose che chi fa il mio lavoro vede e che invece è molto difficile da sapere per tutti gli altri. Le aziende e le organizzazioni commerciali sono molto sensibili alle lettere dei clienti. In Italia, dove sono pochissime le aziende che utilizzano le ricerche di mercato in modo serio e scientifico, i dati che vengono presi in considerazione per prendere le decisioni sono spesso empirici: dati di fatturato, impressioni della forza vendita, reazioni della clientela.

Sembra incredibile, ma 10 lettere di clienti che sostengono che un determinato prodotto ha un problema hanno spesso un effetto molto consistente all'interno dell'azienda. Causano dibattito e possono produrre cambiamenti straordinari. Io ho visto prodotti nascere e morire sulla base di pochi messaggi arrivati dai clienti.

Cosa ci impedisce di usare questa attitudine delle imprese per produrre cambiamenti auspicabili? Possiamo usare questo canale per cercare di "pilotare il mercato" e produrre circuiti virtuosi a vantaggio del genere umano? Secondo me sì. Possiamo e soprattutto non possiamo non provare.

Cosa serve per passare all'azione?

1.
In primo luogo serve un gruppo di persone determinate a FARE qualcosa. Non server essere in tanti, direi che con un gruppo di 300 attivisti si possono tentare operazioni davvero grosse (pensate cosa potrebbe fare Grillo con i suoi 300.000).

Al momento i 300 non ce li ho. Peccato.
(Ma se mi aiutate....)

2.
Servono strategie e obiettivi. Bisogna capire quali cambiamenti vogliamo cercare di indurre. Quali sono quelli che con maggiore probabilità creerebbero circuiti virtuosi che si autoalimentano e quindi effetti duraturi e a crescita esponenziale.

Le strategie le ho.

3.
Serve la tattica. È importantissimo il "come" si conducono nella pratica azioni di questo tipo. Tenete presente che 300 lettere tutte uguali sottoscritte da altrettanti consumatori tendono a produrre un effetto nullo (o quasi). Quindi bisogna fare le cose per bene se si vuole sperare di ottenere qualche risultato reale. È tutta una questione di percezione, bisogna usare contro l'azienda le stesse armi che l'azienda usa contro il consumatore quando vuole vendere un prodotto.

La tattica la conosco.

C'è già chi usa tecniche simili e ottiene grandi risultati (Amnesty International ad esempio). Non ho notizie di qualcuno che lo stia facendo nel modo che immagino io, quindi l'esperimento sarebbe ancora più importante. Se raduno almeno 100 persone pronte all'azione si comincia.