martedì 18 marzo 2008

Elogio della complessità

Sembra incredibile, detto da un pubblicitario poi lo sembra ancora di più, ma dobbiamo riscoprire il valore della complessità.

Viviamo in un mondo che per ragioni ideologico/commerciali, tende a produrre semplificazioni feroci di ogni concetto. In alcuni casi questo può rivelarsi un bene perché permette a un numero maggiore di persone di avvicinarsi a un determinato argomento. Molto spesso, invece, questi tentativi di sintesi si traducono in un reale impoverimento della qualità dell'informazione che si vuole trasmettere.

Ci sono argomenti che sono necessariamente complessi e che non devono essere semplificati. Se parliamo di sostenibilità, di immigrazione, di democrazia, di amore, di filosofia, di politica e di mille altre cose e vogliamo parlarne in modo costruttivo, dobbiamo poterci muovere all'interno dell'argomento in senso orizzontale e verticale, dobbiamo percepire le sfumature, ragionare sulle interconnessioni tra i concetti, valutare azioni e conseguenze e molto altro ancora.

Per fare tutto questo serve cultura, competenze, senso critico, capacità di elaborazione, creatività.

Chi deve amministrare il potere, sia esso economico o politico, preferisce una società dotata di una bassa capacità critica e incline ad accettare messaggi tagliati con l'accetta. Ecco perché nel nostro Paese scuola, cultura, ricerca, sviluppo emozionale e culturale dell'individuo sono sempre meno supportati.

In Italia non si educa più, né in famiglia né in classe. Non si approfondisce nulla, si mordicchiano qui e là, le notizie, le informazioni, le idee. E così ci si ritrova nell'impossibilità di interpretare la realtà, perché la realtà è complessa e per capire e interagire con la complessità servono strumenti culturali efficaci.

La mia esortazione è quindi quella di resistere alle lusinghe delle semplificazioni, delle spiegazioni facili, delle risposte pronte all'uso. Bisogna impegnarsi a capire.

La buona notizia è che incontro sempre più persone che lo stanno facendo e mi sembra una cosa molto positiva. Allo stesso tempo vedo la scuola, più in generale il nostro sistema educativo/formativo, deteriorarsi in modo disastroso e capisco che bisogna intervenire in modo incisivo.

La rinascita culturale dovrebbe essere ai primi posti dell'agenda della politica (leggetevi questo post paradossale di Cirano che rende molto bene l'idea). Quindi, se vi siete infiltrati nel PD o se vi state impegnando per il cambiamento in qualsiasi altra forma, non perdete d'occhio questo obiettivo: ci serve cultura, ci servono gli strumenti per capire il mondo.

Il post di domani però si intitola: Elogio della semplicità.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

gli echi e le risonanze sono sempre interessanti. lo stesso giorno del tuo post usciva, dai wu ming, questo:
http://www.carmillaonline.com/archives/2008/03/002574.html

ma non è che sei entrato in una lobby intellettuale e tu, grillo, jacopo, i wu ming (e altri che non sto qui a scrivere) vi telefonate la sera?
pas

sembraincredibile ha detto...

Io e Jacopo ci telefoniamo sicuramente, si riuscisse a farlo anche con gli altri sarebbe bellissimo, ma poi, come tu ben sai, si entra nel campo degli "orticelli" (oggetto di un prossimo post). Il fatto però è che i problemi sul tavolo sono quelli e credo che gli "esseri pensanti" non possano fare a meno di accorgersene. Quindi alla fine, magari inconsapevolmente, si spinge tutti dalla stessa parte. Anche per questo è un bel momento.