giovedì 27 marzo 2008

Effetto 300

Sembra incredibile, ma come vi avevo detto il mondo è pronto a diventare migliore. Rilancio un commento di M. alla mia chiamata all'azione per l'Operazione Imballaggi perché sia di stimolo a tutti.

La vita è strana... ho un cliente che ha un alimentari. Caso vuole che sia un Crai.. Dal link del Crai ho visto che ci sono 12 negozi con il macchinario dosatore. Oggi ho parlato con il mio cliente e gli ho buttato li di pensarci, ha cercato su internet e gli è piaciuto. Adesso passa all'azione coinvolgendo lui i clienti... chiedendo se interessa e facendo sensibilizzazione... dice che il risparmio per il cliente arriva fino al 70%!!

Circoli virtuosi! Vi tengo aggiornati su come finisce.

M.

Non si tratta di un caso, si tratta di fare le cose quando le condizioni generali sono favorevoli a un risultato positivo. Ecco perché ho lanciato ora questa operazione. Il minuscolo intervento di M. ha un valore enorme nella dinamica del cambiamento. Contribuisce DAVVERO a produrre risultati.

Fate gente, fate perché serve, ora.

giovedì 20 marzo 2008

Elogio della semplicità

Sembra incredibile, ma mentre io scrivevo Elogio della Complessità Wu Ming 2 scriveva qualcosa di molto simile (ma molto più articolato) su Carmilla. Me lo ha fatto notare Pas in un suo commento.

In questo post voglio invece parlare di semplicità vista come strumento per ottenere cambiamento e trasmissione delle informazioni. Di semplicità, insomma, come arma al servizio della rivoluzione dolce.

Le persone che sono consapevoli della necessità di cambiare molte cose della nostra società e del nostro modello di sviluppo, spesso sono arrivate alle loro convinzioni attraverso un percorso lungo. Hanno letto, hanno studiato, hanno vissuto, hanno cercato di capire, si sono messe in discussione ecc.

Quando si tratta di convincere qualcuno della bontà delle loro tesi tendono quindi a buttare sul tavolo tutto il loro "sapere" per essere più credibili e fornire all'interlocutore tutte le informazioni necessarie a capire davvero il problema. È un metodo politicamente e intellettualmente corretto, ma spesso poco efficace.

È meglio semplificare e dare alle persone, per prima cosa, quello che stanno cercando. Se volete reazioni rapide non disdegnate le scorciatoie, a volte sono necessarie. Ci sarà poi tempo per trasmettere anche tutto il resto.

Qualunque argomento vogliate trattare cercate prima di capire cosa, all'interno di quel tema, può veramente interessare il vostro interlocutore e non cosa sarebbe giusto che gli interessasse. La differenza tra le due strategie c'è e può essere consistente.

A molti dei quelli che stanno installando oggi i pannelli fotovoltaici non interessa molto dell'ambiente, hanno visto una buona forma di investimento economico. Dove vivo io tutti hanno la compostiera in giardino perché il comune la fornisce gratis e se la usi hai uno sconto sulla tassa sui rifiuti. Moltissime persone acquistano prodotti biologici semplicemente perché questo li gratifica e sentono così di volersi bene e di valere di più. Ecc.

Sono le motivazioni giuste? Forse non le migliori, ma sappiamo che abbiamo bisogno di produrre cambiamenti e che dai cambiamenti si produrrà cultura. Teniamole quindi in considerazione e quando introduciamo un argomento partiamo dalle cose che sono più facili da capire e interpretare come positive e poco rischiose.

Fate proposte semplici, agganciate l'interlocutore e poi, solo poi, potrete accompagnarlo lontano.

Provate.

mercoledì 19 marzo 2008

Chiamata all'azione: operazione imballaggi

Credeteci. È tempo di agire. Erano mesi che seguivo questa situazione in attesa di una confluenza positiva e eccola qua. Se ne avete voglia ci sono le condizioni per fare un bell'esperimento della tattica dei 300.

La crisi rifiuti di Napoli ha fatto accelerare un processo che stentava a svilupparsi. In questo momento però, i media hanno preso consapevolezza del fatto che il primo passo verso la soluzione del problema rifiuti è quello di crearne meno. E sul tema si stanno spendendo ora molti organi di informazione (Report, Caterpillar). C'è un picco e va sfruttato.

Ricordate le dita sul volante? Ecco, è una bella occasione per una sterzata strategica, quindi diamo il nostro contributo perché questo avvenga nel limite delle nostre possibilità.

1.
Usiamo internet e telefono.

2.
Mandiamo alle catene della grande distribuzione messaggi di questo tipo:

C'è un vostro supermercato nella mia zona dove trovo un distributore di detersivo alla spina?

Perché non pensate di istallare distributori di detersivi alla spina nei vostri supermercati?

C'è un distributore di latte o bibite alla spina nei vostri supermercati?

Ho letto che esistono negozi con distributori di detersivi alla spina, dove si possono fare le ricariche...

Ho sentito alla radio di questi distributori di detersivi alla spina...

Vorrei protestare perché non trovo nei vostri punti vendita distributori di detersivi alla spina...

(insomma avete capito il concetto no?)


3.
Le regole del gioco le trovate qui e qui se avete dubbi.
Non mandate lo stesso messaggio più volte allo stesso destinatario.
Se coinvolgete altre persone (fatelo vi prego) spiegate che ognuno scrive e dice quello che vuole come vuole, NON SI COPIA.
Potete sdoppiare il messaggio. Ad esempio chiamate il numero verde del servizio consumatori della catena e mandate una lettera diretta al supermercato sotto casa (stessa catena, diverso destinatario).
Potete invece mandare lo stesso messaggio a più catene contemporaneamente.

4.
Indirizzi utili:

Pagina segnalazioni Coop (è necessario iscriversi al portale e-coop)
Numero Verde Servizio Consumatori Coop
Altri Numeri verdi Coop
Punti vendita Coop

Pagina contatti Esselunga
Punti vendita Esselunga

Pagina contatti Crai
Punti vendita Crai

Pagina contatti Carrefour
Punti vendita Carrefour

Pagina segnalazioni Conad
Punti vendita Conad


PERCHÈ È IMPORTANTE

Si tratta di uno snodo strategico. Il sistema produttivo e distributivo sta maturando certe consapevolezze, sa che deve passare un confine e cominciare a ragionare in modo nuovo, cambiare modello. Però sono tutti lì ammassati, sull'orlo del cambiamento. Ci vuole una spinta che li convinca a fare l'ultimo passo, uscire dalla logica delle sperimentazioni e passare all'applicazione massiccia e diffusa sul campo.

Se una grande catena sposa il concetto di "eliminazione del contenitore usa e getta" si produce un grande cambiamento culturale che ne produrrà molti altri a catena. Le altre catene seguiranno e partirà un interessantissimo circuito virtuoso utile a tutti.

Una spinta molto forte potrebbe darla la politica, ma dormono (anche se Regioni e Comuni [1, 2] stanno cominciando a muoversi bene anche loro). Quindi proviamo a sfruttare quella che io chiamo "logica delle microspinte" che vi assicuro fa succedere una grande parte delle cose che accadono nel mondo.

Proviamo? Pronti? Via!

martedì 18 marzo 2008

Elogio della complessità

Sembra incredibile, detto da un pubblicitario poi lo sembra ancora di più, ma dobbiamo riscoprire il valore della complessità.

Viviamo in un mondo che per ragioni ideologico/commerciali, tende a produrre semplificazioni feroci di ogni concetto. In alcuni casi questo può rivelarsi un bene perché permette a un numero maggiore di persone di avvicinarsi a un determinato argomento. Molto spesso, invece, questi tentativi di sintesi si traducono in un reale impoverimento della qualità dell'informazione che si vuole trasmettere.

Ci sono argomenti che sono necessariamente complessi e che non devono essere semplificati. Se parliamo di sostenibilità, di immigrazione, di democrazia, di amore, di filosofia, di politica e di mille altre cose e vogliamo parlarne in modo costruttivo, dobbiamo poterci muovere all'interno dell'argomento in senso orizzontale e verticale, dobbiamo percepire le sfumature, ragionare sulle interconnessioni tra i concetti, valutare azioni e conseguenze e molto altro ancora.

Per fare tutto questo serve cultura, competenze, senso critico, capacità di elaborazione, creatività.

Chi deve amministrare il potere, sia esso economico o politico, preferisce una società dotata di una bassa capacità critica e incline ad accettare messaggi tagliati con l'accetta. Ecco perché nel nostro Paese scuola, cultura, ricerca, sviluppo emozionale e culturale dell'individuo sono sempre meno supportati.

In Italia non si educa più, né in famiglia né in classe. Non si approfondisce nulla, si mordicchiano qui e là, le notizie, le informazioni, le idee. E così ci si ritrova nell'impossibilità di interpretare la realtà, perché la realtà è complessa e per capire e interagire con la complessità servono strumenti culturali efficaci.

La mia esortazione è quindi quella di resistere alle lusinghe delle semplificazioni, delle spiegazioni facili, delle risposte pronte all'uso. Bisogna impegnarsi a capire.

La buona notizia è che incontro sempre più persone che lo stanno facendo e mi sembra una cosa molto positiva. Allo stesso tempo vedo la scuola, più in generale il nostro sistema educativo/formativo, deteriorarsi in modo disastroso e capisco che bisogna intervenire in modo incisivo.

La rinascita culturale dovrebbe essere ai primi posti dell'agenda della politica (leggetevi questo post paradossale di Cirano che rende molto bene l'idea). Quindi, se vi siete infiltrati nel PD o se vi state impegnando per il cambiamento in qualsiasi altra forma, non perdete d'occhio questo obiettivo: ci serve cultura, ci servono gli strumenti per capire il mondo.

Il post di domani però si intitola: Elogio della semplicità.

domenica 16 marzo 2008

Ottimismi alla rinfusa

Sembra incredibile, ma il "bene" continua a insinuarsi allegramente e disordinatamente nelle nostre vite. Cogliete le opportunità, assaporate il gusto del cambiamento, rigenerate le batterie, fate, fate ora, contribuite allo sviluppo dei circuiti virtuosi, spingete anche voi nella direzione giusta.

Disordinatamente e allegramente raccolgo qui qualche notizia, idea, suggerimento operativo...

LA NOSTRA SCUOLA

Ieri c'è stata una riunione del gruppo di lavoro sulla nuova scuola da costruire nel nostro comune. Clima splendido, menti aperte, si va a grandi passi verso un bellissimo progetto, sostenibile, trasparente, saggio, lungimirante. Sembra incredibile davvero. Son quasi commosso.

IL LATTE VIRTUOSO

Vi segnalo un bellissimo circuito virtuoso in crescita molto rapida. Quello dei distributori del latte crudo "alla spina". Un'idea semplice, rivoluzionaria e con una grande potenziale culturale. Si va presso il distributore, si riempie la propria bottiglia con latte non pastorizzato (anche se igienicamente impeccabile) quindi molto più nutriente, ricco di vitamine e elementi nutritivi non deteriorati dal trattamento termico. Si ottiene salute, filiera corta, abbattimento dei rifiuti, risparmio economico, sviluppo di un mercato distributivo sano e auspicabile. Altro vantaggio fondamentale è la diffusione di una nuova cultura di consumo.

Se ti abitui al latte "alla spina", sarà più facile abituarti ai "detersivi alla spina" e ad altre forme di acquisto molto più sostenibili di quelle attuali.

Su milkmaps.com trovate la mappa dei distributori e potete richiedere che ne venga attivato uno nella vostra zona. Questo è uno dei primi temi a cui mi piacerebbe lavorare con la logica dei 300 (ne riparliamo). In ogni caso potete agire anche in piccolissimi gruppi, funziona. Basta proporre l'idea alla filiale del vostro supermercato o al caseificio vicino a casa o agli allevatori della vostra zona.

COSE BELLE

Ci sono in giro sempre più persone che fanno cose davvero belle, ma proprio belle. Qualcuno lo conoscevo da prima, ma molti li sto scoprendo attraverso il blog.

Jacopo Fo

Jacopo è un amico, sappiatelo, così sgombro il campo dai dubbi di pubblicità occulta: questa è pubblicità spudorata. Il suo gruppo di acquisto dei pannelli fotovoltaici sta finalmente funzionando a pieno regime. È un'occasione per realizzare un impianto praticamente a costo zero (non devo spiegarvi che importanza capitale ha sviluppare la rete delle energie rinnovabili in tutti i modi, vero?). Se potete, aderite.

Se non potete, fate subito un contratto per la fornitura di energia elettrica da fonti rinnovabili. Ci vogliono 5 minuti, non avete scuse per non farlo e anche questo è un importante intervento sul mercato. Più crescono le richieste, più mettiamo le mani sul volante dell'economia. Se lo fate datene testimonianza con i vostri commenti sul mio blog, aiuterà altri a fare la stessa scelta (la mia casa e la mia azienda usano questa energia da quando il mercato è stato liberalizzato).

Eugea

Guardate che bello questo spin off del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali dell'Università di Bologna. Questo è pensare e muoversi nel modo giusto. Anche questi sono segnali importanti.


Grazie di esistere a Rivoluzione Morbida e Marco & Daria, scoperti perché hanno commentato i mei post. Come loro ce ne sono tanti altri, magari attiverò un blog-roll per sostenerli.


Buona domenica a tutti.
È proprio un bel momento.

sabato 15 marzo 2008

Sfruttate l'Effetto Piscina

Sembra incredibile, ma l'uomo è davvero molto simile alle scimmie. E le scimmie, si sa, non resistono alla tentazione di imitare i comportamenti dei propri simili. Vi racconto un episodio che mi è capitato durante una vacanza e che per me è stato piuttosto illuminante.

Eravamo in un villaggio turistico nel sud d'Italia, specializzato in vacanze per famiglie con bambini piccoli. La zona era molto ventosa e quindi quasi tutti preferivano la piscina alla spiaggia, più esposta e pericolosa. Così nella piscina si creava ogni giorno un interessante microcosmo sociale.

Lo scenario era questo. Ogni famiglia dotava i propri bambini di qualche giocattolo. I bambini giocavano con il proprio secchiellino (palettina, pallina, barchettina) per 10 minuti, poi passavano a desiderare, e a sottrarre, i giocattoli dei bambini della famiglia vicina.

Padri, madri, nonni e parenti vari passavano tutto il loro tempo a seguire i bambini, sequestrare i giocattoli rubati e restituirli ai legittimi piccoli proprietari. I bambini a difendere ossessivamente i giocattoli dai furti. Una spirale davvero poco rilassante per tutti.

Così, io e mia moglie abbiamo pensato di introdurre una variabile "rivoluzionaria" nel sistema e vedere che succedeva. Essendo arrivati in auto, mentre quasi tutti gli altri erano arrivati in aereo, disponevevamo di una dotazione giocattoli piuttosto consistente rispetto alla media. Abbiamo rovesciato la nostra enorme borsa delle meraviglie sul bordo della piscina e abbiamo cominciato a dire a tutti i bambini che si avvicinavano che i giocattoli erano a disposizione di tutti, bastava riportarli una volta finito di giocare.

Il primo giorno tutti ci guardavano con aria sospetta (più i grandi che i bambini devo dire). Cercavano di capire dove stesse la fregatura. Il secondo giorno le famiglie del nostro settore della piscina avevano già capito la logica dell'operazione, aggiungendo i propri giocattoli al mucchio dei nostri e rendendoli disponibili a tutti.

Gli effetti erano già evidenti, i bambini socializzavano di più, avevano tutti una varietà più grande di giochi a disposizione, si annoiavano meno e potevano essere seguiti meno di prima (quindi i genitori si godevano un po' di vacanza).

Alla fine della settimana, la condivisione del parco giochi era diventata LA REGOLA della piscina. Tutti i nuovi arrivati venivano informati attraverso un'invisibile rito di iniziazione somministrato dal vicino d'ombrellone di turno o, più semplicemente, agivano per imitazione pura.

Non che io voglia trarre da tutto questo chissà quale teoria di alto profilo.
Però l'Effetto Piscina, mi sembra un'arma meravigliosa nell'arsenale del rivoluzionario dolce.

L'esempio rimane uno degli strumenti più potenti al servizio del cambiamento. A volte non servono eroi, bastano gesti convincenti compiuti in prima persona. Ci sono precise ragioni antropologiche che lo spiegano, ma senza stare a complicarsi troppo la vita per cercarle, basta capire che l'uomo funziona così. In ambiente marketing il fenomeno è conosciuto e sfruttato senza pietà. Ecco perché si spendono milioni di euro per far leccare un certo gelato a un certo attore famoso. La "testimonianza" ha un valore importantissimo quando si tratta di convincere qualcuno a fare qualcosa.

Tutto questo per dirvi: date il buono esempio.
Banale, ma spesso efficace.

venerdì 14 marzo 2008

Roberto Saviano

"Spero che il Pd riesca a non aver paura di perdere le elezioni pur di cambiare. Solo così potrà davvero vincere."

Corriere della Sera 14/03/2008

mercoledì 12 marzo 2008

Cambiamenti in corso

Sembra incredibile anche a me, ma quello che vado predicando succede (e non certo per merito mio). Se il mondo dovesse contare su di me per cambiare saremmo alla disperazione. Se le spinte a cambiare ci sono già e si esprimono allora io posso rendermi utile.

È un momento importante perché ora le forze che da anni stanno attaccando ai fianchi il nostro sistema malato nel tentativo di rimettere le cose un po' a posto trovano un terreno molto più fertile per le loro azioni. È il bello degli stati di crisi, ricordate? Crisi = rischio + opportunità.

In tanti stanno cogliendo le opportunità non facendosi demoralizzare troppo dalla crisi.

Oppure sono così demoralizzati da trovare la forza per reagire (va bene anche così).

Prendiamo ad esempio la rete dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS). È andata crescendo sempre più, rafforzandosi e articolando la sua offerta in modo sempre più completo. Ha coinvolto un numero crescente di persone svolgendo una fondamentale funzione di diffusore culturale. Dimostrando sul campo che esistono alternative e che non sono poi così impraticabili, anzi, sono alternative che fanno sentire bene chi le pratica.

Oggi dall'esperienza dei GAS stanno nascendo i Distretti di Economia Solidale, un passo avanti verso un sistema di mercato più saggio e a misura d'uomo. Non è una cosa banale: è una rivoluzione e sta succedendo ora.

Le iniziative in tal senso si moltiplicano e io credo che vadano supportate in ogni modo, perché questa è una strada che va assolutamente provata. È un bel generatore di circuiti virtuosi e un fenomenale strumento culturale nelle mani di chi vuole un paese nuovo.

Lo sta facendo RivoluzioneMorbida (collega di eversione) e vi segnalo la sua iniziativa che può essere seguita sul blog della nascente Rete di Economia Solidale del Friuli Venezia Giulia.

Sognatori in ascolto, svegliatevi e andate a dargli una mano, è tempo di agire e di dare forza alle cose belle.

È un bel momento, guai a chi non lo coglie.

martedì 11 marzo 2008

300: la cassetta degli attrezzi

Sembra incredibile, ma è inutile che leggiate questo post se non avete letto quello precedente.

Stiamo pensando di influenzare i processi decisionali di un'azienda o un'istituzione generando al suo interno la percezione di una richiesta di cambiamento da parte dei clienti/utenti.

PUBBLICITA' ALLA ROVESCIA

Per ottenere questo risultato si "bombarda" l'azienda con una serie di messaggi che, nella sostanza, chiedono tutti la stessa cosa. In pratica si "simula" il nascere di una richiesta del mercato/pubblico e con un "trucco" la si rende molto più visibile, agli occhi dell'azienda/istituzione, di quanto non sarebbe normalmente. Facciamo pubblicità alla rovescia. Invece di subire la pubblicità di un prodotto facciamo pubblicità alle nostre esigenze presso l'azienda.

UNITA' DI MESSAGGIO DIFFORMITA' FORMALE

Se 10 persone diverse scrivono la stessa cosa a un'azienda, l'azienda immagina che per quelle 10 che hanno scritto ce ne siano 100 o 1000 che hanno le stesse idee ma non hanno scritto. Ecco perché è importante che i messaggi risultino tutti orientati allo stesso obiettivo, ma difformi tra loro. I messaggi dovranno quindi:

- Provenire da persone diverse e non collegabili tra loro
- Utilizzare canali diversi (posta tradizionale, posta elettronica, numeri verdi, servizi assistenza clienti)
- Essere diretti a destinatari diversi (es: ufficio marketing, assistenza clienti, filiali locali, sede centrale, direzione)
- Avere un aspetto formale diverso l'uno dall'altro (qualità del testo, tono, supporto)

APPROCCIO COSTRUTTIVO

Un altro aspetto importante è che i messaggi abbiamo un approccio costruttivo. Le critiche dirette tendono infatti a creare muri di resistenza o azioni di insabbiamento. Nelle aziende, normalmente, se dal mercato arriva una critica dura vuol dire che qualcuno deve assumersene la responsabilità. In questo caso le persone che possono essere danneggiate dalla critica tenderanno a farla sparire dalla circolazione.

I segnali costruttivi hanno invece due vantaggi importanti. Spesso trovano qualcuno all'interno pronto a cavalcarli (perché può trarne beneficio personale). Spesso aiutano le forze positive dell'azienda a guadagnare rilievo, favorendo e accelerando i processi di cambiamento positivi.

SCELTA DEGLI OBIETTIVI

Nello scegliere gli obiettivi è quindi preferibile individuare bersagli che abbiamo già dimostrato una certa attitudine al cambiamento che ci interessa. Ci si può aspettare così meno resistenza e un risultato più immediato.

Tanto per capirci, è inutile che scriviamo a un produttore di sigarette sperando di fargli capire che vogliamo che passi alla produzione di caramelle. È un obiettivo totalmente fuori portata.

Però potremmo cercare di convincere una grande casa editrice a non plastificare la copertina delle proprie riviste, favorendo il riciclaggio di tonnellate di carta. Se questa casa editrice lo fa e se le sue riviste fanno tendenza è molto probabile che venga seguita da altre case editrici più piccole, l'idea dell'irrazionalità della plastificazione della carta si farebbe strada, ci si accorgerebbe che in altri paesi è già vietata per legge da anni, ecc. (ecco un bel circuito virtuoso).

IN PRATICA CHE SI FA?

Per FARE davvero un'azione di questo genere serve:

- Un obiettivo
- Un gruppo d'azione (i 300)
- Un piano operativo
- Gli indirizzi a cui inviare i messaggi

L'obiettivo e la sua importanza strategica vanno discussi collettivamente e resi ben chiari a tutto il gruppo d'azione.

Direi di non fornire modelli o esempi dei messaggi da inviare (anche se sono un po' combattuto su questo punto). È fondamentale che ognuno crei il suo messaggio in modo autonomo, con le proprie capacità e con il proprio stile. Più spontanei sono i messaggi, meglio è.

Nel caso dell'esempio fatto prima, l'informativa base al gruppo d'azione potrebbe essere: "La carta plastificata non si può riciclare. Come affezionati lettori della rivista xxx chiediamo alla casa editrice yyy di non fare più copertine plastificate perché le leggeremmo ancor più volentieri se fossero più ecologiche" (messaggio costruttivo, ricordate).

Magari corredata da qualche informazione di supporto: "in altri paesi la plastificazione è vietata per legge"; "è importante riciclare e ridurre i rifiuti non smaltibili"; "la resistenza meccanica della copertina non è importante in riviste che dopo qualche settimana nessuno leggerà più" ecc.

Il fattore tempo gioca un suo ruolo importante nella partita. Non si possono fare arrivare i messaggi tutti nello stesso momento perché non sarebbe credibile. Ovviamente, non possiamo nemmeno pensare di diluirli in un periodo di tempo troppo lungo perché l'effetto sarebbe blando.

Credo quindi che il gruppo di azione vada diviso in sottogruppi e a ogni sottogruppo vada assegnata una finestra temporale (ad esempio una certa settimana) in cui è chiamato ad agire.

Potrebbe essere utile anche assegnare ai sottogruppi un mix di modalità di invio per evitare che partano solo email o solo fax o solo lettere scritte a mano. Ovviamente vanno forniti anche gli indirizzi da utilizzare per l'invio dei messaggi.

AVVERTENZE

È più complicato di una raccolta firme, lo so.
Serve gente molto più motivata, lo so.
Non mi risulta che ci siano state rivoluzioni comode da fare.

Uno dei miei scopi è fornire "armi" a chi ha voglia di usarle per cambiare le cose.
Questa è una e spero di averla spiegata in modo sufficientemente chiaro.
Se volete agire su entità più piccole (es: il supermercato di quartiere, la scuola di vostro figlio) potreste usare la stessa tecnica in scala ridotta (con un gruppo locale di 50 persone ad esempio).

Non mi risulta che siano già state fatte azioni organizzate in questo modo, quindi siamo in campo sperimentale.
Se ci sono domande, sono qui.

domenica 9 marzo 2008

300

Sembra incredibile, ma ci sono armi davvero potenti che sono alla portata di tutti. Il problema è che la maggior parte di noi non sa di possederle.

Quando si parla di cambiare le cose, il sentimento più diffuso è uno sconfortante senso di impotenza. Come facciamo a produrre cambiamenti se non possiamo intervenire su nulla? La politica è blindata. Le persone si lamentano, ma non vogliono impegnarsi in prima persona. Il potere economico è nelle mani di pochi potentissimi poteri. ecc. Insomma, chi vorrebbe cambiare si sente in una condizione di inferiorità così schiacciante da pensare che ogni sua azione risulterebbe fiacca e vana.

Ci sono situazioni, però, in cui un gruppo di persone determinate e coese possono riuscire a produrre grandi cambiamenti nonostante la loro inferiorità in numero e mezzi. Pensate alla battaglia delle Termopili: 300 guerrieri spartani fermano un esercito sterminato dalle risorse illimitate. È tutta questione di utilizzare la strategia giusta.

Ora vi racconto un segreto, una di quelle cose che chi fa il mio lavoro vede e che invece è molto difficile da sapere per tutti gli altri. Le aziende e le organizzazioni commerciali sono molto sensibili alle lettere dei clienti. In Italia, dove sono pochissime le aziende che utilizzano le ricerche di mercato in modo serio e scientifico, i dati che vengono presi in considerazione per prendere le decisioni sono spesso empirici: dati di fatturato, impressioni della forza vendita, reazioni della clientela.

Sembra incredibile, ma 10 lettere di clienti che sostengono che un determinato prodotto ha un problema hanno spesso un effetto molto consistente all'interno dell'azienda. Causano dibattito e possono produrre cambiamenti straordinari. Io ho visto prodotti nascere e morire sulla base di pochi messaggi arrivati dai clienti.

Cosa ci impedisce di usare questa attitudine delle imprese per produrre cambiamenti auspicabili? Possiamo usare questo canale per cercare di "pilotare il mercato" e produrre circuiti virtuosi a vantaggio del genere umano? Secondo me sì. Possiamo e soprattutto non possiamo non provare.

Cosa serve per passare all'azione?

1.
In primo luogo serve un gruppo di persone determinate a FARE qualcosa. Non server essere in tanti, direi che con un gruppo di 300 attivisti si possono tentare operazioni davvero grosse (pensate cosa potrebbe fare Grillo con i suoi 300.000).

Al momento i 300 non ce li ho. Peccato.
(Ma se mi aiutate....)

2.
Servono strategie e obiettivi. Bisogna capire quali cambiamenti vogliamo cercare di indurre. Quali sono quelli che con maggiore probabilità creerebbero circuiti virtuosi che si autoalimentano e quindi effetti duraturi e a crescita esponenziale.

Le strategie le ho.

3.
Serve la tattica. È importantissimo il "come" si conducono nella pratica azioni di questo tipo. Tenete presente che 300 lettere tutte uguali sottoscritte da altrettanti consumatori tendono a produrre un effetto nullo (o quasi). Quindi bisogna fare le cose per bene se si vuole sperare di ottenere qualche risultato reale. È tutta una questione di percezione, bisogna usare contro l'azienda le stesse armi che l'azienda usa contro il consumatore quando vuole vendere un prodotto.

La tattica la conosco.

C'è già chi usa tecniche simili e ottiene grandi risultati (Amnesty International ad esempio). Non ho notizie di qualcuno che lo stia facendo nel modo che immagino io, quindi l'esperimento sarebbe ancora più importante. Se raduno almeno 100 persone pronte all'azione si comincia.

venerdì 7 marzo 2008

Ho contagiato Beppe Grillo?

Sembra incredibile, ma alcuni giorni fa ho scritto a Beppe Grillo e oggi mi accorgo del suo "Comunicato Politico N. 4".

Ora, sarà certo un caso, visto che Grillo non mi ha risposto (e nemmeno mi aspettavo lo facesse poveretto), ma era un pezzo che non vedevo ottimismo nelle sue proposte. Forse nè lui nè la redazione del suo bolg hanno letto il mio messaggio, ma mi piace pensare che la mia email fosse carica di un virus letale, capace di inoculare ottimismo anche all'insaputa destinatario.

... Impegno civile, denuncia civile, sostegno alle persone oneste. Chi mente fuori. I prescritti fuori. I condannati fuori. Gli incapaci fuori. Gridatelo quando parlano nelle piazze: FUORI! Accompagnateli ai loro pullman e alle loro auto blu. Gli italiani onesti si riprendano il Paese. Impegno civile, denuncia, informazione. La vostra vita è adesso. E’ una sola. Avanti con ottimismo verso la catastrofe (la loro).

Sia come sia, questo lo trovo un atteggiamento molto più costruttivo e motivante del solito tritacarne di denunce a raffica (utilissime anche quelle, ma molto opprimenti).

Bene, bene.
Ve lo avevo detto che è un bel momento... no?

È sempre un gran bel momento

Sembra incredibile, ma è sempre un bellissimo momento.

Dai vostri commenti e dalle email che ho ricevuto dopo l'ultimo post vedo che l'avete presa male, ma non dovete. Mi sembrava di avervi parlato dell'importanza di fallire. Il PD era, e rimane, una splendida occasione che bisogna cercare di sfruttare. È chiaro che se i "vertici" fanno stupidaggini cosmiche il lavoro della base diventa un po' più difficile.

Quindi: chi è impegnato nelle operazioni di infiltrazioni nei circoli non deve assolutamente interrompere l'azione. Io e altri lo stiamo facendo nel nostro comune e i risultati si vedono. La voglia di cambiare c'è, non la possono cancellare dall'alto, è troppo grande si sta ramificando, i focolai di cambiamento sono troppi, non potranno mai spegnerli tutti.

Sinceramente preferirei stravincere le elezioni tra qualche anno con un partito davvero NUOVO piuttosto che governicchiare ora per ritrovarmi incatenato a tutte le solite meccaniche della politica italiana. Ecco perché, se necessario, preferisco infiltrarmi nel PD, ma non votarlo (e non è la solita logica autolesionista della sinistra).

Ma se anche il PD resistesse strenuamente al cambiamento, questa non sarebbe una buona ragione per demoralizzarsi. Ricordate le api cercatrici? Si provano varie strade per trovare quella che funziona meglio, è uno straordinario meccanismo messo a punto dall'evoluzione, molto efficiente, usiamolo. E di possibilità ce ne sono tante altre. Ne parleremo.

Su con il morale quindi.

Appena ho un attimo vi posto i primi risultati delle attività di ricerca del laboratorio di politica creativa, così dalla teoria passiamo alla pratica e vi si riattiva il buon umore.

giovedì 6 marzo 2008

Non votate PD

Sembra incredibile, ma credo sia molto meglio non votare il PD nella prossima tornata elettorale.

È un po' che ci penso e il dilemma è grande. Ieri non ho postato perché anche il rivoluzionario più ottimista, quando viene messo di fronte alla cruda realtà delle cose (leggi presentazione delle liste PD piene di segretarie, mogli e figli di) accusa traumi emotivi.

Lo sapevo già che il vertice del partito non era la parte "buona" su cui fare affidamento, l'occasione e la possibilità di cambiare vengono dalla base. Però la capacità dei nostri politici di praticare l'idiozia va oltre ogni limite.

Comunque, dopo una buona dormita e l'installazione di un'enorme compostiera nel giardino di casa, mi sento meglio. Agli amici con cui ieri abbiamo pianificato la fondazione della compagnia aerea "Andiamocene di qua", unica compagnia che propone voli di sola andata per la Spagna, dico: "Io sto qui a rompere le scatole (però voi andate avanti e tenete un posticino anche per me)".

Tornando al PD, la novità di questo partito consiste nel fatto che la combinazione tra processo di fondazione e crollo del governo Prodi ha generato grosse crepe nel sistema granitico della sua macchina politica. Gli ex dirigenti DS e Margherita, un po' a tutti i livelli, sono rimasti frastornati e si sono sentiti insicuri. Questo ha permesso una certa infiltrazione di forze nuove, sane e con le mani pulite nei circoli locali, con potenziali effetti dirompenti sulla gestione politica della nuova creatura.

Poi Veltroni ha cominciato la campagna elettorale mettendo a segno una serie di ottimi colpi. È partito bene e il vecchio sistema ha subito ritrovato la sua forza (lo noto anche nel mio piccolo osservatorio comunale). Ecco perché, dopo lunga meditazione, preferirei vedere il PD sconfitto. Vorrei veder proseguire lo stato di confusione e debolezza dell'apparato in modo che l'infiltrazione del nuovo si trasformi da potenzialità a solida realtà.

Se invece il processo di ricompattamento fosse tale da chiudere nuovamente le porte in faccia alla possibilità di produrre veri cambiamenti, beh, pazienza. Faremo la rivoluzione partendo da una "piattaforma" diversa.

Il bisogno di cambiamento è ogni giorno più disperato, non c'è forza che possa trattenerlo, non più, troverà comunque una via per esprimersi, attraverso la politica dei palazzi o a dispetto di essa.

martedì 4 marzo 2008

Effetto Mooncup

Sembra incredibile, ma i segnali di un’epidemia di buon senso si moltiplicano.

Giovedì scorso, durante la puntata di Anno Zero, viene trasmesso uno spezzone in cui Grillo parla di un rivoluzionario e innovativo sostituto degli assorbenti intimi femminili (ne aveva già parlato nei suoi spettacoli).

Il giorno seguente molte edizioni on-line di quotidiani rilanciano la cosa e in poche ore tutti i blog “ecosensibili” stanno già parlando della Mooncup.

La Mooncup è una coppetta in silicone chirurgico che si inserisce nella parte bassa della vagina per raccogliere il flusso mestruale. È atossica, anallergica e si può utilizzare la stessa coppetta per alcuni anni di seguito (fino a 10), basta lavarla e sterilizzarla ogni tanto (esiste anche un prodotto analogo in lattice naturale chiamato The Keeper, uno Finlandese che si chiama Lunette e uno americano chiamato Diva Cup).

Questo riduce l’utilizzo degli assorbenti usa e getta. Risparmiano le donne perché l’oggetto costa attorno ai 35 euro (spese di spezione incluse), il pianeta è felice perché si abbattono meno alberi e dalle discariche scompaiono milioni di pannolini per signora (che hanno un tempo di degradazione in discarica di circa 500 anni).

L’uso della coppetta richiede un pochino di pratica le prime volte e una buona confidenza della donna con il suo corpo. Per il resto si raccolgono innumerevoli testimonianze entusiastiche.

La cosa ancora più incredibile è che questo tipo di prodotto è in circolazione dal 1930 (magari in forme meno evolute di quella attuale, ma pur sempre funzionanti).

Cosa ha impedito che si diffondesse prima?

Uno dei fattori sembra la scarsa capacità della nostra cultura di mettere a proprio agio le persone con il proprio corpo. Le donne hanno paura di toccarsi, preferiscono non conoscersi, non avere rapporti con sé stesse quindi, anche se scoprono il prodotto scartano l’opzione senza provare. L’altro è che un prodotto usa e getta sviluppa un business maggiore e quindi l’approccio consumistico è quello che ha dominato questo settore.

Nonostante questo, migliaia di donne in queste ore si sono interessate alla Mooncup. I negozi che la vendono hanno esaurito le scorte e mi piacerebbe sapere quanti sono gli acquisti fatti sul sito dell’importatore italiano del prodotto.

Perché il buon senso comincia timidamente a diffondersi, viviamo un epoca con grandi potenzialità e ci sono tante persone in grado di capire quando un prodotto può fare la differenza.

Ecco perché vi dico: usiamo il mercato, mettiamo le mani sul volante. Facciamo in modo che prodotti di questo tipo si incontrino con il pubblico e vedremo grandi cambiamenti in tempi brevi.

Perseguiamo l’effetto Mooncup e passiamo parola ogni volta che scopriamo che una cosa che oggi è fatta in modo stupido può essere fatta in modo intelligente con beneficio di tutti. Il comune di Maserada sul Piave, già paladino dei pannolini lavabili per bambini, regalerà le Mooncup durante la festa della donna.

Cercate i circuiti virtuosi nel mercato e praticateli con assiduità, saranno un arma formidabile nelle mani della rivoluzione.

lunedì 3 marzo 2008

Riscoprite la fantascienza

Sembra incredibile, ma uno dei problemi dell’Italia è che nessuno legge libri di fantascienza.

Sono anni che lo vado dicendo e tutti mi guardano e ridono. Poi due giorni fa, finalmente, il riscatto. Un breve articolo sulla rivista americana WIRED, “Take the Red Book” di Clive Thompson (pag. 52 Wired feb. 2008), che sostiene le mie teorie. Un trionfo, ora ho le pezze d’appoggio. La fantascienza insegna a pensare per scenari e indaga le più profonde questioni filosofiche.

Scrivere fantascienza consiste fondamentalmente in questo: prendi un contesto realistico, modifica qualche variabile e osserva che succede al genere umano in quella situazione.

Che succederebbe se gli uomini potessero vivere 500 anni? Se potessimo teletrasportare persone e cose? Se si potesse cambiare sesso a piacimento? Se scoprissimo una fonte di energia inesauribile e perfettamente pulita?

L’autore prende una domanda come queste e lavora sulle conseguenze in un salutare esercizio di riorganizzazione del nostro universo. È un bellissimo esercizio perché produce apertura mentale, abitua a considerare le opzioni e a non dare nulla per scontato, a non ragionare per schemi preconcetti, a confrontarsi con le conseguenze etiche e sociali del cambiamento, a elaborare le diversità, a guardare alle cose degli uomini da prospettive stranianti e, a volte, illuminanti.

È una ginnastica per il cervello che rende intellettualmente più liberi. In un paese così profondamente ossessionato da fazioni che ragionano per schemi chiusi, la fantascienza sarebbe davvero un toccasana.

domenica 2 marzo 2008

Incapaci di guardare lontano

Sembra incredibile, ma abbiamo perso la capacità di guardare lontano. È un problema che affligge tutti i Paesi industrializzati, e in modo più drammatico il nostro.

Ma quando l’abbiamo persa? Perché?

Non è sempre stato così. I Romani costruivano edifici pensati per durare secoli, impianti idraulici così saggiamente progettati da essere utilizzati ancora oggi. I grandi mecenati commissionavano opere d’arte immortali, ma anche gli umili contadini si sono tramandati tradizioni secolari di amministrazione saggia e attenta dei terreni e dei pascoli, in modo da preservarli per il futuro.

Qualcuno suggerisce che la grande svolta l’abbia data la guerra fredda. Per la prima volta l’umanità era consapevole del fatto che tutto poteva finire da un momento all’altro. Fino a quel punto della storia l’uomo non aveva mai avuto il potere di distruggere l’intero pianeta. L’atomica ha cambiato la percezione collettiva e potrebbe aver dato origine alla irragionevole abitudine di non curarsi troppo del futuro perché poteva anche non essercene più uno.

Da qui il tutto subito, il consumismo, l’abuso scellerato delle risorse ecc? Può essere, ma qualunque siano le ragioni credo sia tempo di rinsavire e di ricominciare a progettare l’avvenire.

Progettare a lungo termine cambia la forma mentis. Si è portati automaticamente a ragionare per circuiti virtuosi perché si tende a programmare a cascata visto che non si può realizzare tutto subito.

Alle toppe messe alla buona si preferiscono interventi solidi e strutturali, si predispongono fondamenta solide su cui costruire, si lasciano buone eredità.

Anche nel gestire l’emergenza bisogna usare la lungimiranza. Non serve a niente spostare i rifiuti di Napoli in una nuova discarica fatta in fretta e furia se poi non si è già pensato a un progetto per il dopo.

Serve una rivoluzione culturale. Smettiamo di fare oggi per diafare domani. Smettiamo di vivere in questo eterno presente senza prospettive e ricominciamo a immaginare il futuro.

Il resto verrà da solo.