martedì 27 maggio 2008

300: Operazione Imballaggi - Fase 3

Sembra incredibile, ma mentre mi accingevo a scrivere questo post, Marco lasciava questo commento nel post che lanciava la Fase 2 dell'Operazione Imballaggi.


Alla buon'ora arriva Conad con un messaggio veramente sorprendente!!!

"Gentile cliente ,
ci scusiamo per il ritardo con cui rispondiamo alla sua mail , (abbiamo avuto dei problemi con il servizio contattaci). La ringraziamo per la sua segnalazione molto attenta e dettagliata , La informiamo che attualmente non è prevista nella zona di Bologna la distribuzione di detersivi e altri prodotti mediante distributori self service .
Stiamo però prendendo in esame questa progetto e probabilmente a breve anche nella sua città troverà nei p.ti vendita Conad di maggiori dimensioni la possibilità di acquistare prodotti mediante distributori automatici .
Cordiali saluti ,
Servizio Conad Contattaci . "

.... "Stiamo prendendo in esame" ... "probabilmente"....
STIAMO VINCENDO!!!???

Occorrerebbe un'azioncina di ripasso? Tanto per non fermare la cosa al post "Report"...


La nostra piccola azione sta dando il suo contributo ad un corretto orientamento delle frecce che ci interessano.

Nel frattempo, lo so che sembra incredibile, il bene avanza silenziosamente, il sistema continua con i suoi piacevoli scricchiolii. Il Comune di Reggio Emilia, tanto per fare un esempio, vara il progetto Spesa Verde che tra le altre iniziative prevede un accordo per la distribuzione di detersivi alla spina con Conad, Coop e Sigma.

Ora sta passando un'altra interessante onda mediatica che sarebbe giusto cavalcare dando la terza spinta. Se fossimo davvero in tanti a spingere potremmo veramente scavalcare la china e dopo sarebbe solo discesa.

Fatemi sognare, trascinate a fare questa cosa almeno 10 persone a testa e faremo un macello. La tensione sul tema è altissima, le antenne di tutti sono alzate e ipersensibili a causa del rigurgitare del caso Napoli.

Facciamolo. Diamo l'ultima spintarella.

ISTRUZIONI

Priorità su Coop e Conad.

Pagina segnalazioni Coop (è necessario iscriversi al portale e-coop)
Numero Verde Servizio Consumatori Coop
Altri Numeri verdi Coop
Punti vendita Coop

Pagina segnalazioni Conad
Punti vendita Conad

Poi se avete tempo e voglia scrivete o telefonate a chi vi pare (tutto fa brodo).

CONCETTI AGGIUNTIVI

- Per ridurre i rifiuti bisogna anche ridurre gli imballaggi. Perché non pensate ad installare...?

- Ho saputo che in alcuni supermercati ci sono i detersivi alla spina, perché da voi no? Così mi costringete a fare acquisti presso altre catene. Non potreste provvedere? (suggerimento di Marco che ha capito come si gioca).

RIEPILOGANDO (per i rivoluzionari nuovi)

Di cosa si tratta?
Quali sono le regole del "gioco"?
Cos'è l'operazione imballaggi?

lunedì 26 maggio 2008

Ci vediamo?

Sembra incredibile, ma sto per proporvi di incontrarci fisicamente.

Se vi interessa organizziamo uno o più incontri per trattare faccia a faccia i temi che preferite e per i quali pensate io possa darvi qualche contributo utile. Chi vuole venire alzi la mano segnalando anche dove abita, così troviamo un posto che geograficamente possa avere un senso.

Fatemi sapere.
Io vengo mascherato eh...

sabato 24 maggio 2008

La rivoluzione dolce di Rob Hopkins

Sembra incredibile, ma Rob Hopkins, ideologo e fondatore del movimento Transition, potrebbe avere veramente sviluppato un modello sensato, efficace e riproducibile di rivoluzione dolce.

Più studio il fenomeno Transition più mi piace. Pubblico qui una sua lunga intervista (in inglese) che riassume bene tutto il lavoro fatto fino ad ora.

venerdì 23 maggio 2008

Coinvolgere le persone

Sembra incredibile, ma coinvolgere le persone non è poi così difficile se si rispettano le regole del gioco.

Prendo spunto da un commento di "scoraggiata" per dare alcuni suggerimenti sperando possano risultare utili a qualcuno. Ecco il commento di "scoraggiata":

sembra incredibile, ma qualunque cosa si faccia la gente non esce di casa. La processione del paese non tira, il circolo del pd non tira, la festa paesana una tragedia, un comitato apartitico nulla,spettacoli di vario genere vedono sempre i soliti pochi volti presenti, elezioni asbuc 120 persone su circa 2000. come si fa a tirare fuori dalle case le persone? ma soprattutto come si fa ad andare oltre la sterile critica a tutto e a tutti?
e' vero le cose sono complicate e avolte anche sporche, ma chi crede di poter fare meglio dov'è solo su un forum di zona a scrivere grillate per di più anonime.
è un buon momento?


1. Segui le regole del gioco

Devi imparare le regole del gioco, anche se non ti piacciono e non le condividi. Sono state prodotte da un sistema molto più grande di te che non puoi controllare, se non puoi combatterlo sfruttalo a tuo favore.

2. Se puoi usa uno specialista

Se riesci recluta un esperto di comunicazione che appoggi la tua causa. Lui conosce le regole e sa come si gioca, così tutti i tuoi problemi sono risolti. Ti segnalo questa ipotesi perché spesso non viene nemmeno presa in considerazione e invece è quella più produttiva.

Ci sono iniziative anche importanti e dotate di risorse economiche non indifferenti (come alcune fiere locali, feste di paese, sagre, convegni) che non sono minimamente supportate da una strategia di comunicazione. Al massimo ci si limita a commissionare una grafica gradevole per i manifesti. Questo è non aver capito come si gioca, poi non bisogna lamentarsi dei risultati.

3. Scopri cosa piace alla gente - coinvolgimento trasversale

Alla "gente" piace mangiare (possibilmente gratis), piace il sesso (più da vedere che da fare, sempre preferibilmente gratis), lo sport (più da vedere che da fare, il calcio soprattutto) le tette (anche alle donne), gli scandali e il pettegolezzo vario (anche agli uomini).

La gente adora le telecamere e le star della TV anche quelle di quart'ordine ammuffite e dimenticate vanno bene, giuro, se poi son fresche ovviamente è meglio (forse non sapete che molti personaggi televisivi, escludiamo quelli di primissimo piano, guadagnano molto più con le "ospitate" in feste, cene e discoteche che con i compensi delle trasmissioni che a volte sono addirittura modesti. In pratica vanno in televisione anche gratis per poi poter fare i soldi con le "ospitate").

Poi alla gente piace ridere, piace meravigliarsi e sognare, piace provare emozioni forti e intense.
Alla gente piacciono le cose nuove, ma non troppo.

Non importa se questo è giusto o sbagliato, le regole son queste e sono quelle che contano.
Tu puoi scegliere su cosa puntare, sapendo che le donne nude e le lasagne sono una strada facile, fare sognare è molto più complesso. Tutte queste cose generano comunque coninvolgimento trasversale, attirano un po' tutti insomma.

4. Scopri cosa piace alla gente che ti interessa - coinvolgimento verticale

Chi si occupa di marketing sa che a volte è più facile proporre un determinato argomento ad un certo gruppo di persone piuttosto che ad altre. Cioè, se devi vendere un pallone da calcio vai al circolo del calcio e non a quello del basket.

Quindi a volte è più facile procedere operando su gruppi accomunati da qualcosa. Si può parlare di ecologia organizzando un corso di cucina, per esempio. È più facile che proporre l'argomento in forma astratta. Si può parlare di legalità invitando dei ragazzi a vedere un film piuttosto che una conferenza. Si può parlare di solidarietà organizzando una partita di calcio. Ecc.

5. Cavalca l'onda

Se passa un onda mediatica favorevole sfruttala. Domani è una buona giornata per fare una manifestazione contro le centrali nucleari o per parlare di energie alternative perché oggi stampa e televisione non parlano d'altro. Se invece volevi fare qualcosa in sostegno del Tibet libero lascia stare, l'onda è già passata.

6. Quelli da convincere sono quelli che non la pensano come te

Questa è una regola che la sinistra italiana non riesce a interiorizzare e anche gran parte dell'associazionismo ha lo stesso problema. Si tende infatti a parlare ed alimentare il convincimento di chi è già perfettamente convinto di una certa cosa, trascurando completamente gli altri, quelli importanti, quelli da convincere.

Così gli ecologisti parlano con gli ecologisti, i comunisti con i comunisti, i pacifisti con i pacifisti ecc. Così si perdono le occasioni, le battaglie, le elezioni... Se si vogliono ottenere risultati bisogna, anche in questo caso, imparare a comunicare.

È una regola antica, anche i vangeli sono stati scritti (targettizzati diremmo oggi) in forma diversa tenendo in grande considerazione la natura del pubblico che doveva ascoltarli.

Quindi se gli ecologisti continuano a parlare agli ecologisti con linguaggio e argomenti da ecologisti è difficile che un pubblico esterno a questa categoria venga coinvolto. Per produrre cambiamenti e coinvolgimento è più importante che gli ecologisti imparino a parlare agli industriali individuando il linguaggio giusto e gli argomenti per coinvolgerli (tipo: "Non ti frega niente dell'ambiente? Allora forse ti interessa risparmiare sul costo di smaltimento dei rifiuti").

Spero di essere stato chiaro (nel caso chiedete che provo a rispondere).

sabato 17 maggio 2008

Adoro copiare

Sembra incredibile, ma mentre sei lì che cerchi le soluzioni alle volte scopri che altri le hanno già trovate. Sono i momenti in cui adoro copiare.

Il movimento Transition è nato abbastanza recentemente in inghilterra, ma mi pare prometta benissimo e affronti la maggior parte dei problemi con saggezza e buon senso (infatti si sta giù diffondendo a livello internazionale).

È basato su un 'approccio a "curva morbida" (ma risoluta) verso un novo modello di sviluppo, mercato, convivenza sociale. Al centro del progetto c'è il concetto di resilienza, la capacità cioè del nostro sistema sociale ed economico di riorganizzasi per affrontare efficacemente (e con vantaggio collettivo) la crisi attuale (cogliendone quindi le opportunità).

In Inghilterra ci sono intere città che stanno diventando Transition Towns sotto la spinta della propria cittadinanza (mi pare di averlo già detto che è un bel momento...).

Un po' di referenze utili:

Il blog del massimo teorico del movimento Rob Hopkins (in inglese)
http://transitionculture.org/

Il sito della prima Transition Town (in inglese)
http://totnes.transitionnetwork.org/

Il sito delle Transitions Towns (in inglese)
http://transitiontowns.org/

Il blog italiano del movimento con molti documenti tradotti
http://transitiontownsit.wordpress.com/

La "bibbia" transizionalista (in inglese)
http://transitionculture.org/shop/the-transition-handbook/
(mi sta arrivando, poi vi dico com'è)

Video, interventi e interviste con Hopkins per capirne di più (in inglese)
http://www.youtube.com/results?search_query=Rob+Hopkins&search_type=

Sento che questa scoperta mi faciliterà immensamente le cose.
Vado a nanna contento.

mercoledì 14 maggio 2008

Crescere felici: la ricetta.

Sembra incredibile, ma credo di avere deciso. Penso di essere riuscito a individuare gli ingredienti della mia ricetta per la rivoluzione dolce.

Vi dico la verità, ci sono milioni di aspetti di dettaglio che non mi sono chiari, ma credo di avere messo insieme gli elementi fondanti del progetto. Scusate se la prendo un po' alla larga, ma ho capito che è l'unico modo sensato di affrontare la cosa.

Scrivo qui tutto quanto così come mi ronza nella testa in questo momento, quindi state praticamente assistendo in diretta al borbottio del mio cervello.

Considerate anche che quasi tutte le cose che dico non sono originali, ho solo messo assieme tante belle idee che sono in circolazione nel mondo, vi risparmio le citazioni delle teorie o dei testi per semplicità di esposizione.


LA CHIAVE DI LETTURA

Il mondo è nei guai. C'è stato un momento nella storia in cui non lo era? Non credo. Per contro oggi abbiamo tutti gli strumenti necessari a individuare e comprendere i problemi che ci affliggono e le capacità per risolverli uno ad uno attraverso processi di cambiamento graduali e pacifici.

L'Italia è nei guai in un mondo che è nei guai (prendiamo nota).

Per affrontare il presente e progettare il futuro è necessaria da oggi una costante visione glocale (dall'inglese global + local), ovvero la capacità di considerare i problemi e le risorse locali nel contesto di un quadro di problemi e risorse globali. Questo modo di ragionare deve diventare uno standard irrinunciabile ed essere applicato anche alle questioni apparentemente più semplici e domestiche.

Infine va sgomberato il campo da un equivoco che è stato alla base degli ultimi secoli dello sviluppo umano, equivoco che impedisce alla politica, al mercato, alle relazioni sociali di orientarsi nella direzione "giusta". La razza umana e il pianeta terra sono un sistema unico e l'unica politica amministrativa possibile di questo sistema è quella dell'equilibrio.

Questo concetto così banale è il principio regolatore del nostro universo e per troppo tempo ci siamo illusi, ecco l'equivoco, che questa regola non ci riguardasse.


LA CURVA DOLCE E LA CRESCITA FELICE

Ci sono tanti modi di affrontare la situazione, quello che mi pare il più promettente è quello della curva dolce che ci conduce al modello della CRESCITA FELICE.

Dobbiamo produrre le condizioni di un cambiamento progressivo e con effetti retroattivi (un grande circuito virtuoso insomma). Dobbiamo immaginare un modello in cui a crescere siano il benessere, la felicità, la libertà, a convivenza civile, i servizi utili, il livello culturale, l'assistenza e anche la ricchezza.

Un futuro desiderabile insomma, in cui tutti possano desiderare di vivere, ma che si avveri attraverso meccanismi che tutelano l'equilibrio del SISTEMA.

Se ci vincoliamo a questo concetto di equilibrio il resto viene da sè. Non si potrà più immaginare il futuro di un solo popolo, di una sola nazione, di un solo comune, di un solo condominio, bisognerà risolvere i problemi locali con un occhio al resto del "mondo".

Per fare tutto questo non è necessario rinunciare alle cose belle e comode che abbiamo conquistato in migliaia di anni di evoluzione, in moltissimi casi basta ripensarle in una chiave diversa, per poi scoprire che dopo questo processo di reinterpretazioni sono addirittura migliori di quelle che già avevamo.

Torno all'esempio delle energie rinnovabili, se installo i pannelli fotovoltaici sul tetto di casa (oggi praticamente me li paga lo stato) posso continuare a godere di tutto in comfort e il progresso fornito dall'elettricità, ma nel frattempo non inquino più, ho alimentato l'economia, ho sollevato il paese dalla sua fame energetica, ho liberato risorse per scopi migliori, ho ridotto i rischi sanitari dovuti alle emissioni, ecc.

Ma si può fare infinitamente di più se ci si ispira a questo modello. Guardate il progetto Real Housing di Hy Brown, che fa capire che si possono costruire case a impatto zero, indipendenti energeticamente e, attenzione, che costano attorno ai 75,000 euro per circa 100 metri quadrati (potrei fare mille altri esempi, ma son sicuro che per fare passare il concetto basti così).

Questo è crescere felici.

Asservire l'immenso potenziale culturale e tecnologico maturato al perseguimento del benessere, al progetto di un futuro che sia per tutti, alla conservazione dell'equilibrio tra uomo e uomo e tra uomo e il sistema a cui appartiene.

In tutto questo il profitto e la ricchezza devono essere un mezzo non più il fine (e non vanno demonizzati come qualcuno è tentato di fare). È una cosa possibile, gli economisti ne discutono da tempo, si stanno studiando nuovi indici per misurare il "valore" delle aziende e degli stati (il PIL e i classici dati di bilancoi si sono ormai rivelati poco tutili).

Più ci penso, più mi sembra semplice.


IL CASO ITALIANO

In Italia c'è un problema in più che si somma a quelli che tutti gli altri paesi devono affrontare: ci siamo fatti a pezzi. Ci siamo autodistrutti per 20 anni trascurando la crescita culturale, la formazione della una classe dirigente, lo sviluppo di un sistema economico sano. Abbiamo creduto solo nel "pochi, sporchi e subito", ceduto alle lusinghe delle clientele e pascolato ognuno nel proprio triste orticello.

Poco male, a tutto c'è rimedio.
Ripartiamo dalle fondamenta: l'etica.

Senza un sistema etico condiviso non si può fare nulla. Qualche giorno fa discutevo di leggi bellissime per cambiare le cose, ma a metà della discussione mi sono reso conto che nessuna legge funziona in un sistema che non crede nelle regole.

E qui mi fermo (per il momento) e lancio un appello.
Come si ricostruisce l'etica di un paese se c'è poco tempo per farlo?
Io ho delle idee, ma vorrei sentire anche le vostre, quindi fatevi vivi.

lunedì 12 maggio 2008

Perché puntare sulla sicurezza

Sembra incredibile, ma Berlusconi sa quel che fa. Ecco perché ha incentrato la sua campagna elettorale sul tema della sicurezza.

Stavo dando la mia spiegazione ad alcune persone e queste mi hanno invitato a scriverla anche qui perché, dicono loro, può essere utile a tutti. E io allora procedo diligentemente.

È in realtà molto semplice, il tema della sicurezza è il tipico tema di "percezione collettiva". Il parere delle persone su temi come questi viene pesantemente influenzato dall'ambiente sociale circostante perché l'incidenza reale dei fenomeni ad esso connessi è piuttosto bassa. Non si riesce quindi ad avere esperienze dirette su cui basarsi per prendere una propria posizione e ci si affida a quello che dicono gli altri (amici, mezzi di comunicazione, esperti, ecc.).

Allo stesso tempo la sicurezza è una tematica trasversale (tutti vogliono sentirsi sicuri) rispetto alla quale è difficile rimanere indifferenti (ad esempio tutte le donne hanno paura di essere stuprate, siano di destra o di sinistra, colte o ignoranti, belle o brutte).

Nell'attuale situazione generale di incertezza e paura del futuro la sicurezza diventa perciò un ottimo tema sul quale canalizzare tensioni, malumori e aspettative, soprattutto se possiedi 3 televisioni e molti giornali.

Basta bombardare il pubblico con messaggi a raffica, facendo scalette dei telegiornali ai confini dell'assurdo come quelle a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Facendo diventare "notizia" anche il più banale incidente accaduto nella più banale delle periferie, trasformando in "problemi di sicurezza" anche i comuni incidenti stradali.

Si continua a dare copertura ai processi spettacolo anche quando non c'è nemmeno la parvenza di una nuova notizia da dare, si mischiano i delitti di mafia con gli episodi di bullismo, si manda lo scippo prima della politica estera, ecc.

Dopo un mesetto di questo bombardamento, state pur certi che la gente si sentirà insicura e impaurita, anche se le statistiche dicono che i reati violenti sono in calo e che anche la piccola criminalità non è aumentata in modo sensibile.

A questo punto si cavalca l'onda dicendo "Noi vi salveremo", si va al governo (non hanno vinto solo per questo però), si fa passare qualche tempo, si dice ai giornali di smetterla e si fa notare che le cose stanno migliorando facendo bella figura.

Fare la stessa cosa con il potere di acquisto degli stipendi (l'altro grande tema caldo prima delle elezioni) era impossibile perché ognuno ha una capacità di riscontro personale sulla tematica (la propria busta paga) e i giornali non basterebbero a convincerlo di essere diventato più ricco.

Insomma, se meditavate l'acquisto di una pistola per difendervi dalla criminalità, aspettate qualche mese, vedrete che presto "andrà meglio".

domenica 11 maggio 2008

Oltre l'incredibile

Sembra incredibile, ma le cose si muovono così in fretta e in modo così sorprendente che ho smesso di scrivere per manifesta impreparazione.

Insomma, io mi ero preparato a una lunga lotta per ottenere piccoli risultati. Ora succede che la lotta l'ho appena iniziata, ma il mondo ha cominciato a cambiare molto più rapidamente di quanto avrei mai potuto immaginare e io non sono pronto.

Vorrei quindi rassicurarvi, non sono stato colto da apatia post elettorale, tutto il contrario, non sto scrivendo perché sto studiando. Mi sto confrontando nel mondo reale con problemi reali, incontrando persone, raccogliendo esperienze e cercando in giro ispirazione per produrre risposte sensate.

Forse perché mi sono ritrovato in una situazione "ambientale" estremamente favorevole, ho istantaneamente realizzato che gran parte di noi, di coloro che credono in un cambiamento di modello, si sono concentrati e allenati a fronteggiare la fiera resistenza del mondo. Ci siamo imbottiti le spalle per sfondare porte su porte, ma che succede se le porte le trovi aperte (come sta succedendo a me)?

Che succede se ti dicono: "bene eccoti la bacchetta magica, come lo facciamo questo futuro?"

Che succede se intanto intorno tutto continua a cambiare a velocità vertiginosa? (Perché mentre cerchi di schiarirti le idee il mondo mica sta fermo per farti un piacere).

Qualche esempio?

Questi qui presentano in pannello solare che trasforma il 37% della luce in elettricità (più del doppio dei rendimenti attuali); Unilever da ragione a Greenpeace sull'olio di palma; i modelli di consumo adatti alla guerrilla ecologista mostrano le loro fragilità (la sostenibilità è complessa, molto complessa); gente come Royal van der Veer (il Sig. Shell) ci dice che nel 2015 (praticamente domani) raggiungeremo il peak oil e politici come David Miliband (ministro degli esteri UK) dichiara che è arrivato il momento di pensare a un'economia post petrolifera. Potrei continuare elucubrando sulle molteplici implicazioni di ognuno di questi fatti (e di molti altri ancora), ma mi pare sufficiente.

Pensavo fosse un bel momento, ma così quasi quasi esageriamo.
Rivoluzionari state pronti, potremmo assistere ad accelerazioni impressionanti molto prima di quanto immaginavamo.

Intanto preparatevi a diventare transumani (poi vi spiego eh?).

venerdì 2 maggio 2008

La paura che uccide il futuro

Forse sembra incredibile, ma io ho paura.

SIAMO IN UNA SITUAZIONE PERICOLOSA

Credo che non occorra ricordare la profondità della crisi che stiamo vivendo e i pericoli potenziali che vi si annidano. Non parlo solo dell'Italia, ma di tutto il mondo. Sta finendo un epoca, un modo di governare i popoli, un modello di sviluppo, un sistema di equilibri e di ideologie e non sappiamo bene dove andare.

Abbiamo modificato l'ecosistema così profondamente da produrre cambiamenti climatici di cui ancora non conosciamo le conseguenze. L'inquinamento sta diventando una delle prime cause di morte nei paesi industrializzati (forse lo è già). Il modello di mercato che stiamo applicando non ha futuro, lo sanno tutti gli economisti e le persone di buon senso, semplicemente non bastano le risorse del pianeta.

Non possiamo più tenere la maggior parte degli esseri umani della terra in condizioni di tragica deprivazione, il "terzo mondo" ha cominciato a svilupparsi, ma in realtà sappiamo bene che non possiamo permettercelo se seguiranno i nostri modelli attuali.

Per non parlare della crisi economica mondiale che ha appena attraversato i cinque continenti e dalla quale non si sa ancora bene come uscire.

In questo bel quadretto generale l'Italia se ne stà piantata in venti metri di fango puzzolente. Un pantano generato dalla valanga di logiche scellerate che noi stessi abbiamo prodotto accettando politici incapaci e corrotti, un sistema di clientele devastante, una profondo impoverimento culturale e mille altre porcherie che, sembrava, facessero comodo.

Quindi io ho paura.

MA SONO OTTIMISTA E STANCO DELLE DENUNCE

Oggi chi vuole rendersi conto delle cose ha già tutti i mezzi per farlo. Credo che non siamo più nella fase in cui bisogna capire quali sono i problemi, siamo in quella in cui bisogna cominciare a risolverli.

Invece in tanti hanno capito che ora la denuncia fa audience, vende. Così continuano a pestare sul pedale della paura e dell'angoscia alimentando alcuni spaventosi circuiti viziosi. Chi si occupa di comunicazione sa bene che quando si invia un messaggio molto violento ci sono due principali tipi di reazioni: qualcuno incassa, molti schivano.

Nella situazione attuale, tutti quelli che incassano sono quelli già sensibilizzati al problema, quelli che hanno una capacità critica sufficiente a interiorizzare i problemi. Queste persone (voi che mi leggete ne fate parte) sono quelle che pian piano vengono schiacciate dal peso di tutta questa denuncia. Sono persone in cui crescono paura, angoscia e senso di impotenza.

Gli altri schivano, rimuovono (come dicono gli psicologi) e fanno semplicemente finta che il problema non esista.

Ma se hai paura del futuro tieni la testa bassa sul presente e perdi la capacità di costruirlo un futuro.

Io non ci sto. Io voglio immaginare il futuro, voglio pensare alle cose da cambiare e paradossalmente proprio la profondità di questa crisi - sembra incredibile ma è così - ci mette nelle condizioni di agire con inaspettata energia. Ci sono milioni di persone pronte a dire basta e a "fare bene".

Ecco perché vi racconto di tutto quello che c'è di buono. Perché in questo clima tendiamo a dimenticare tutte le cose meravigliose che già abbiamo e non riusciamo a vedere quante altre cose bellissime potrebbero essere fatte proprio a partire da questa dannata situazione.

Insomma, non scambiate mai il mio ottimismo per leggerezza.
Il mio ottimismo è un'arma.

giovedì 1 maggio 2008

Una fase nuova della "rivoluzione"

Sembra incredibile, ma a tre mesi di distanza dall'inizio di questa mia avventura, mi trovo nella condizione di suggerire il programma di mandato dell'amministrazione di un piccolo comune.

La mia operazione di infiltrazione nelle file del PD sta dando quindi buoni frutti. Insomma, piano piano (neanche tanto piano a pensarci bene) sto mettendo le mie due dita sul volante.

A dire la verità, non so nemmeno se posso ancora considerarmi un infiltrato, perché nella mia realtà locale il vecchio apparato ha cessato ogni resistenza significativa. Sta lasciando procedere le nuove idee e accettando i contributi di tutte le persone nuove che hanno deciso di "mettere le mani in pasta". Di questo passo, entro breve, potrei davvero sentirmi parte del PD (o almeno di questo circolo).

Comunque sia, l'occasione è importante.

Quello a cui miravo fin dall'inizio era riuscire a mettere in pratica e a sperimentare la logica dei circuiti virtuosi e ora potrei avere un'occasione per farlo attraverso lo strumento della politica (uno dei vari possibili, ma di certo uno dei più potenti).

Mi interessa diffondere modelli che già funzionano e sperimentarne di nuovi che poi possano essere diffusi da altri. Creare dei "casi" che possano essere riprodotti scatenando una sana epidemia di buon senso e buon governo.

Insomma, più o meno quello che avevo già scritto nel post "Passiamo all'azione" in febbraio. Certo in quei giorni immaginavo una situazione di lavoro da outsider e non di poter proporre queste cose all'interno di un programma di governo (sia pur comunale).

Beh, vediamo come va.
Buon primo maggio.