martedì 8 aprile 2008

Il dramma degli orticelli

Sembra incredibile, ma uno dei mali più devastanti del nostro Paese è costituito dalla cultura degli orticelli.

Non so quale aberrazione genetica abbia condotto il nostro popolo a questa situazione, sta di fatto che siamo fortemente inabili al lavoro di gruppo. Siamo profondamente malati di individualismo, anche quando questo ci danneggia in modo evidente. È una specie di compulsione non arginabile, siam fatti così e sembra esserci poco da fare.

Il dramma degli orticelli produce due effetti principali. Il primo è abbastanza interessante: siamo uno dei paesi più creativi del mondo. Il secondo è abbastanza devastante: siamo costantemente inguaiati.

Qualche esempio per capirci meglio.

Se l'amministrazione comunale del paese di Ciccinello (paese immaginario, almeno nelle mie intenzioni) sviluppa un ottimo sistema per ridurre gli incidenti stradali nel proprio territorio, quale dovrebbe essere la reazione naturale dei comuni limitrofi? Fare la stessa cosa. Copiare.

No. Il pensiero "orticellare" ha regole diverse. Vista l'esperienza positiva di Ciccinello, l'assessore al traffico del comune vicino penserà: "Hai visto cosa hanno fatto quelli là? Mannaggia. Noi INVECE cosa potremmo fare". In quell'INVECE si sintetizza il dramma di un popolo.

Moltiplicate il fenomeno e riproducetelo identico in tutti i campi dell'italico agire e vi farete un'idea del sistema demenziale con cui governiamo le nostre esistenze.

Ecco spiegato il popolo con più partite iva che paia di scarpe, la ridda di partiti politici, il nanismo imprenditoriale, le migliaia di associazioni identiche una all'altra e, più in generale, la mostruosa inefficienza di quasi tutte le nostre istituzioni.

Una volta, per lavoro, ho dovuto riunire tutte le principali associazioni dei consumatori italiane attorno a un tavolo (avete idea di quante ce ne siano in Italia?). Si discuteva di qualcosa di veramente grosso. Era il tipico momento in cui ognuno dovrebbe smettere di guardare il proprio orticello, alzare la testa dai suoi pomodorini e cercare di collaborare con gli altri. E invece no. Perché l'orticello ti rapisce l'anima e ti costringe in un tunnel totalmente autoreferenziale in cui la sola cosa che conta per l'orticello è l'orticello.

Gli orticelli ci rendono miopi, incapaci di guardare lontano, ci impediscono di progettare, di fare ricerca di produrre grandi risultati collettivi. Ci rendono creativi, questo è vero. Perché l'assessore al traffico di cui parlavo prima, pur di non copiare una buona idea, è costretto a trovarne una diversa, che molto spesso è peggiore, ma qualche volta può perfino essere migliore. Capite però quale immane spreco di risorse si produce? Che affanno si genera nel sistema?

Quanti potenziali circuiti virtuosi muoiono soffocati dalla logica degli orticelli?
Quanti milioni di circuiti viziosi si producono?

Sembra così facile da capire, ma quando si prova disarticolare lo schema degli orticelli si incontra una resistenza feroce, spesso invincibile. Fare lavorare assieme le persone è un compito davvero arduo, anche quando gli obiettivi sono gli stessi.

Chiunque programmi una rivoluzione dovrà fare i conti con gli orticelli. Molto più temibili dei "piccoli poteri" di cui vi ho già parlato, perché terribilmente più difficili da scardinare.

Contromisure?

L'unica cosa che ho visto funzionare sono i sogni. Costringete gli "ortolani" ad alzare la testa e a guardare più lontano di quanto abbiano mai guardato. Fateli sognare e forse il sogno sarà abbastanza potente da sgominare il potere ipnotico dell'orticello. Mirate in altro, fate proposte potenti, mettete in campo idee forti e semplici da capire.

E un'ultima cosa.
La più importante.
Scovate l'ortolano che è in voi e fatelo fuori.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

E' terribilmente vero. Purtroppo gli orticelli sono una piaga sociale. Anche il mondo del volontariato in cui lavoro da circa due anni è caratterizzato da tante associazioni che condividono le ispirazioni, i valori, gli ideali, ma poi cadono nella trappola che porta alla competizione piuttosto che alla collaborazione. Anch'io sono cresciuta in questo contesto e ora lentamente ma gradualmente sto cercando di uscirne. E' un processo che richiede tempo e impegno, nonché aiuto e generosità, per i quali ringrazio di cuore Marco che è un grande dispensatore di ottime qualità e pratiche quotidiane! Daria

Anonimo ha detto...

vero... (però sulle partite Iva dissentirei...cioè, vero che sono tantissime, ma secondo me il motivo non è quello che pensi tu...)
tort

sembraincredibile ha detto...

È vero torta, molte partite iva sono dovute alla struttura del mercato del lavoro (sono dipendenti costretti a far finta di essere liberi professionisti), ma ti assicuro che ci sono migliaia e migliaia di microaziende di una o due persone dovute solo all'incapacità di associarsi. Questo produce flessibilità, ma anche una drammatica debolezza.

RivoluzioneMorbida ha detto...

Nella mia piccola esperienza di "contro-economista" che da poco più di un mese ha deciso di diventare parte attiva per agevoalre il cambiamento ho purtroppo constatato che, a causa degli "orticelli" nessuno ha le idee chiare.

Mi spiego meglio: "ciascuno di noi percepisce parte del problema, facendone propria l'interpretazione"; ciò significa che ciascuno di noi fornisce la sua soluzione parziale. (sto parlando della cristi strutturale in atto).

Soluzioni complessive non ce ne sono ancora, anche se c'e' gente che si sta gia' muovendo a tal proposito.

La cosa sconcertante è che le persone comuni (con cui parlo) non vogliono neanche vedere il problema da un punto di vista più ampio.

Ovvero: ogniuno ha il SUO problema con la SUA soluzione e si RIFIUTA di lavorare per il bene comune.

Io non dico di essere illuminato, ma credo di vedre il tutto da una posizione più ampia: mi ascoltano, chiedono, si informano, ed aspettano da me la "soluzione" ma non contribuiscono alla sua gensi.

A presto

sembraincredibile ha detto...

La crisi è complessa e temo che non esista una soluzione. Forse è più facile immaginare in possibile punto di arrivo che immaginare il percorso per arrivarci senza passare attraverso guerre, rivoluzioni, drammi sociali, ecc. Io sono felice che ci sia gente come te che sta sperimentando una delle possibili strade da percorrere. Credo che abbiamo bisogno di molti fronti aperti per trovare gli approcci migliori e più efficaci. Basta che i vari fronti non diventino anch'essi orticelli chiusi. Più le informazioni corrono, più gli strumenti vengono condivisi più probabilità ci sono di produrre effetti positivi. Ecco il perché di questo blog, quel poco che so e che ritengo utile voglio che sia a disposizione anche di altri.

RivoluzioneMorbida ha detto...

Sono pienamente d'accordo con te che bisogna provare molte strade per trovare la nuova "retta via".

Da parte mia cercherò comunque di collaborare con tutti senza guardare la "fazione" ma vedendo solo l'obiettivo, che è il bene comune.