Sembra incredibile, ma la prima idea è tanto semplice che quasi me ne vergogno, la capisce anche mio figlio che ha 4 anni.
Lo sviluppo sostenibile è la prima priorità assoluta. Senza un pianeta, o un paese abitabile in cui vivere a che serve ogni altra cosa?
Ogni scelta politica va quindi prima di tutto valutata sotto il profilo della sostenibilità ambientale, sempre e comunque.
E qui viene il bello.
Questo, che sembra un limite alle possibilità di fare, un freno alla crescita, un ostacolo al progresso, rappresenta in realtà uno straordinario motore per sostituire circuiti viziosi con fantastici circuiti virtuosi e una favolosa opportunità di crescita.
Vi faccio solo alcuni esempi perché le conseguenze positive di una scelta radicale come questa sono così tante che mi fan venire il mal di testa.
Il paese ha fame di energia, una seria politica della sostenibilità ci porta per prima cosa a ridurre i consumi usando nuove e vecchie tecnologie. Significa far nascere migliaia di nuove aziende impegnate nel coibentare il paese, tagliare gli sprechi inutili e immorali di energia, sfruttare le energie rinnovabili ovunque sia possibile e economicamente ragionevole.
Questo fa si che l’Italia diventi meno sensibile ai grandi potentati energetici mondiali, diventando contemporaneamente più libera e competitiva, con ulteriore vantaggio per le imprese e l’economia interna, e così via.
Poi cala l’inquinamento e migliora la salute pubblica, la sanità costa meno e la gente sta meglio, si liberano perciò risorse economiche e si può migliorare ulteriormente la sanità e curare meglio più persone di prima, e così via.
Nel fare tutto questo si accumula esperienza nel settore del risparmio e dell’efficienza energetica, si sviluppano tecnologie e prodotti di cui tutto il resto del mondo sarà presto affamato. Ci si ritrova con qualcosa di prezioso da vendere all’estero e si migliora il posizionamento internazionale del paese.
Più si sviluppano tecnologie sostenibili, più è facile consentire la crescita delle aree del mondo in condizione di sottosviluppo, si aumenta il benessere generale, si diminuiscono l’emigrazione, le tensioni tra i popoli, le guerre per le risorse....
Mi fermo qui, ma si potrebbe proseguire a lungo... ne riparleremo.
giovedì 14 febbraio 2008
Lo sviluppo sostenibile e il suo circuito virtuoso
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8 commenti:
il tuo ragionamento fila e mi trova molto d'accordo. ma c'e' una cosa che manca nella tua descrizione. ossia, il "convertirsi" alla logica della sostenibilita' (assolutamente necessaria e imprescindibile) ha in fase iniziale dei costi. dei costi anche abbastanza elevati di "riconversione". ed e' questi costi (necessari e interamente recuperabili nel medio-lungo periodo e probabilmente anche con un largo margine di profitto) che l'italiano non vuole affrontare. l'italiano, che sia im[prenditore, cittadino medio, politico, non e' abituato ad aspettare che i processi facciano il loro corso. funziona cosi' un po' dovunque: ho visto comprare a rate oggetti superflui di basso valore economico per la smania di averli immediatamente. non sappiamo aspettare che una legislatura faccia il suo corso prima di giudicarne l'operato.
non so, sono un po' sfiduciata nella gente.
Uhhh come hai ragione... però ci sono molte cose che si possono fare al riguardo, e funzionano. Noi pubblicitari convinciamo continuamente la gente a comprare cose e a tenere comportamenti insulsi. Con le stesse tecniche si può fare anche il contrario. Ti chiedo solo di avere pazienza e seguirmi. Poi ne riparliamo.
assolutamente convinta del potere di convincimento della pubblicita'.
eppure aspirare al cambiamento di uno stile di vita diffuso anche quello e' un processo. e come tutti gli umani processi chiede del tempo.
e non e' solo questione di uno spot perche' quello che si vuole vendere qui -se non ho compreso male- non sono beni materiali ma una visione. una visione che si rifletta sui comportamenti.
cambiare i comportamente e' difficile.
non voglio suonarti pessimista. realista pero' si.
io non faccio la pubblicita' ma mi sono occupata diverse volte (in contesti molto diversi da quello italiano) di campagne di sensibilizzazione su comportamenti a rischio. e la resistenza al cambiamento che ho incontrato e' stata fortissima.
questo mi fa essere un pochino piu' cauta di te.
ma ripeto: io non faccio il pubblicitario!
Ti rassicuro, non penso di risolvere tutto a colpi di spot in un paio di mesi. Se avessi deciso di scrivere un saggio di 300 pagine tu saresti stata più felice, avresti potuto leggere tutto in una volta e fare le tue valutazioni con un quadro complessivo davanti agli occhi. Ma forse quel saggio, scritto da un perfetto sconosciuto, no l'avresti comprato nè letto, e invece tu sei qui a scambiare idee con me. Per il momento mi basta...
scambiamo idee finche' vuoi. non c'e' niente di piu' entusiasmante che scambiarsi idee!
Il che mi ricorda un antico detto: Se tu mi dai una moneta e io ti do una moneta entrambi avremo una moneta. Se tu mi dai un'idea e io ti do un'idea entrambi avremo due idee.
Sembra incredibile, ma mi piace così tanto quello che dici e lo condivido che....pubblico i tuoi articoli sul sito del mio Paese...Qualcosa in contrario? Cito la fonte, è ovvio!
Gaetanina non può che farmi piacere, far circolare le idee è lo scopo di questo blog
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