Sembra incredibile, ma ormai quasi nulla in Italia è ciò che sembra. Siamo una repubblica bastata sul “far finta”. Un posto dove i politici fanno finta di occuparsi del bene comune, mentre gli imprenditori fanno finta di fare impresa, gli studenti fanno finta di studiare, gli insegnanti di insegnare, i medici di capirci qualcosa nel corpo umano, i benestanti di essere benestanti, i geometri fingono di essere architetti, ecc.
Non sentitevi estranei a questa meccanica, perché tutti, in un modo o nell’altro ne facciamo ormai parte. Non si salva quasi più nessuno.
Il processo è andato potenziandosi anno dopo anno, via via che i vari ostacoli alla sua crescita malata venivano rimossi. I fattori che hanno contribuito sono tanti, ma quello che mi interessa mettere a fuoco è il crollo del senso dell’etica personale e collettiva insito in questo meccanismo.
Quando in una società viene smantellato il pavimento etico sul quale tutti i piedi dovrebbero poggiare, si apre la strada verso il fondo del pantano e si sprofonda tutti insieme, fino a che un giorno - come sta accadendo ora - ci si guarda intorno e ci si chiede un po’ sgomenti: “Aiuto, ma che succede?”.
In una società sostanzialmente sana, fare finta, approfittare delle scorciatoie, ottenere qualcosa non attraverso il merito, ma per altre vie (legali o illegali che siano), può essere conveniente. Anche molto conveniente, in effetti.
Ma se non ti puoi fidare del tuo medico, perché chissà poi se è medico, perché se è medico chissà come lo è diventato, perché se ti ha prescritto una certa cura chissà se lo ha fatto per il tuo bene o perché poi lo mandano con la moglie in crociera ai caraibi, vuol dire che cominci a essere nei guai.
Se poi la stessa cosa vale per l’idraulico, il giudice, la maestra di tuo figlio, l’architetto che ha progettato il ponte su cui passerai tutte le mattine, il politico che hai votato e per quasi qualsiasi altra cosa che fa parte della tua vita, beh, allora, il problema comincia a diventare drammatico.
La cultura del “fare finta” può pagare bene quando si è immersi in un mondo onesto, tanto ci sono gli altri a tenere su la baracca. Il problema sorge quando tutti, in un modo o nell’altro, per amore o per forza, cominciano a non essere ciò che sembrano, a non fare ciò che dovrebbero fare, a non conoscere ciò che dovrebbero conoscere, perché allora la baracca non la tiene più su nessuno e casca sulla testa di tutti, furbi e meno furbi, onesti e disonesti.
Ecco, noi siamo qui. La baracca ci sta cadendo in testa.
lunedì 11 febbraio 2008
Nulla è ciò che sembra
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