mercoledì 14 maggio 2008

Crescere felici: la ricetta.

Sembra incredibile, ma credo di avere deciso. Penso di essere riuscito a individuare gli ingredienti della mia ricetta per la rivoluzione dolce.

Vi dico la verità, ci sono milioni di aspetti di dettaglio che non mi sono chiari, ma credo di avere messo insieme gli elementi fondanti del progetto. Scusate se la prendo un po' alla larga, ma ho capito che è l'unico modo sensato di affrontare la cosa.

Scrivo qui tutto quanto così come mi ronza nella testa in questo momento, quindi state praticamente assistendo in diretta al borbottio del mio cervello.

Considerate anche che quasi tutte le cose che dico non sono originali, ho solo messo assieme tante belle idee che sono in circolazione nel mondo, vi risparmio le citazioni delle teorie o dei testi per semplicità di esposizione.


LA CHIAVE DI LETTURA

Il mondo è nei guai. C'è stato un momento nella storia in cui non lo era? Non credo. Per contro oggi abbiamo tutti gli strumenti necessari a individuare e comprendere i problemi che ci affliggono e le capacità per risolverli uno ad uno attraverso processi di cambiamento graduali e pacifici.

L'Italia è nei guai in un mondo che è nei guai (prendiamo nota).

Per affrontare il presente e progettare il futuro è necessaria da oggi una costante visione glocale (dall'inglese global + local), ovvero la capacità di considerare i problemi e le risorse locali nel contesto di un quadro di problemi e risorse globali. Questo modo di ragionare deve diventare uno standard irrinunciabile ed essere applicato anche alle questioni apparentemente più semplici e domestiche.

Infine va sgomberato il campo da un equivoco che è stato alla base degli ultimi secoli dello sviluppo umano, equivoco che impedisce alla politica, al mercato, alle relazioni sociali di orientarsi nella direzione "giusta". La razza umana e il pianeta terra sono un sistema unico e l'unica politica amministrativa possibile di questo sistema è quella dell'equilibrio.

Questo concetto così banale è il principio regolatore del nostro universo e per troppo tempo ci siamo illusi, ecco l'equivoco, che questa regola non ci riguardasse.


LA CURVA DOLCE E LA CRESCITA FELICE

Ci sono tanti modi di affrontare la situazione, quello che mi pare il più promettente è quello della curva dolce che ci conduce al modello della CRESCITA FELICE.

Dobbiamo produrre le condizioni di un cambiamento progressivo e con effetti retroattivi (un grande circuito virtuoso insomma). Dobbiamo immaginare un modello in cui a crescere siano il benessere, la felicità, la libertà, a convivenza civile, i servizi utili, il livello culturale, l'assistenza e anche la ricchezza.

Un futuro desiderabile insomma, in cui tutti possano desiderare di vivere, ma che si avveri attraverso meccanismi che tutelano l'equilibrio del SISTEMA.

Se ci vincoliamo a questo concetto di equilibrio il resto viene da sè. Non si potrà più immaginare il futuro di un solo popolo, di una sola nazione, di un solo comune, di un solo condominio, bisognerà risolvere i problemi locali con un occhio al resto del "mondo".

Per fare tutto questo non è necessario rinunciare alle cose belle e comode che abbiamo conquistato in migliaia di anni di evoluzione, in moltissimi casi basta ripensarle in una chiave diversa, per poi scoprire che dopo questo processo di reinterpretazioni sono addirittura migliori di quelle che già avevamo.

Torno all'esempio delle energie rinnovabili, se installo i pannelli fotovoltaici sul tetto di casa (oggi praticamente me li paga lo stato) posso continuare a godere di tutto in comfort e il progresso fornito dall'elettricità, ma nel frattempo non inquino più, ho alimentato l'economia, ho sollevato il paese dalla sua fame energetica, ho liberato risorse per scopi migliori, ho ridotto i rischi sanitari dovuti alle emissioni, ecc.

Ma si può fare infinitamente di più se ci si ispira a questo modello. Guardate il progetto Real Housing di Hy Brown, che fa capire che si possono costruire case a impatto zero, indipendenti energeticamente e, attenzione, che costano attorno ai 75,000 euro per circa 100 metri quadrati (potrei fare mille altri esempi, ma son sicuro che per fare passare il concetto basti così).

Questo è crescere felici.

Asservire l'immenso potenziale culturale e tecnologico maturato al perseguimento del benessere, al progetto di un futuro che sia per tutti, alla conservazione dell'equilibrio tra uomo e uomo e tra uomo e il sistema a cui appartiene.

In tutto questo il profitto e la ricchezza devono essere un mezzo non più il fine (e non vanno demonizzati come qualcuno è tentato di fare). È una cosa possibile, gli economisti ne discutono da tempo, si stanno studiando nuovi indici per misurare il "valore" delle aziende e degli stati (il PIL e i classici dati di bilancoi si sono ormai rivelati poco tutili).

Più ci penso, più mi sembra semplice.


IL CASO ITALIANO

In Italia c'è un problema in più che si somma a quelli che tutti gli altri paesi devono affrontare: ci siamo fatti a pezzi. Ci siamo autodistrutti per 20 anni trascurando la crescita culturale, la formazione della una classe dirigente, lo sviluppo di un sistema economico sano. Abbiamo creduto solo nel "pochi, sporchi e subito", ceduto alle lusinghe delle clientele e pascolato ognuno nel proprio triste orticello.

Poco male, a tutto c'è rimedio.
Ripartiamo dalle fondamenta: l'etica.

Senza un sistema etico condiviso non si può fare nulla. Qualche giorno fa discutevo di leggi bellissime per cambiare le cose, ma a metà della discussione mi sono reso conto che nessuna legge funziona in un sistema che non crede nelle regole.

E qui mi fermo (per il momento) e lancio un appello.
Come si ricostruisce l'etica di un paese se c'è poco tempo per farlo?
Io ho delle idee, ma vorrei sentire anche le vostre, quindi fatevi vivi.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimo Sembra incredibile, ti avevo già scritto un po’ di tempo fa , come “anonimo amministratore”… E siccome, oltre a essere - nel mio molto piccolo - un amministratore, di mestiere faccio l’insegnante, allora la questione che sollevi mi interessa moltissimo, oltre ad apprezzare lucidità e ottimismo di fondo (giustificato). E sia in ambito amministrativo che con i ragazzi secondo me c’è uno strumento che è il più semplice e il più potente (seppure forse non sempre velocissimo) per ricostruire le fondamenta, cioè diffondere un comportamento etico diffuso: cercare di adottare un comportamento etico, o se preferisci, dare l’esempio. La giustizia genera giustizia, il bene bene, il prendersi le proprie responsabilità fa sì che altri si rendano conto che evitarle non è così logico e forse nemmeno utile… e soprattutto il chiedersi perché si sta facendo una cosa e non un’altra fa sì che anche altri se lo chiedano. E cerchino delle risposte. E spesso le trovino e le trovino buone (spesso molto migliori di quelle che avevo trovato io, quando il tutto capita attorno a me!).
Però attendo anche le tue risposte!

Ps Per essere un po’ meno anonimo: mi chiamo Luca!

sembraincredibile ha detto...

Caro Luca, siccome su questo punto sono veramente in difficoltà ho evitato di fornire una mia proposta per non influenzare l'eventuale discussione. Spero infatti in qualche colpo di "pensiero laterale" da parte vostra, quindi perdonami se per il momento non entro nel merito della tua risposta, ma ne riparleremo. Per ora grazie e non sparire che ho bisogno di te, mi sa che sei un transumano anche tu.

Marko ha detto...

Secondo me hai proprio centrato il problema che c'è in Italia.
E questo problema si può dividere in: aspetto pratico e aspetto culturale.

1)aspetto pratico
Quello che fa il furbo ed egoista ci guadagna e non paga nessuna conseguenza. La persona onesta e coscenziosa ci rimette e fa la figura dello stupido.
Finché sarà così sotto gli occhi di tutti, nelle grandi come nelle piccole questioni, le cose non cambieranno.
Bisogna fare in modo che le scelte "etiche" paghino in modo evidente.

2)aspetto culturale
Nel nord della Finlandia le persone sono orgogliose quando riescono a dimostrare la loro onestà e correttezza, anche a costo di fare dei sacrifici, e queste persone corrette guadagnano la stima di tutti.

In molte parti d'Italia quando riesci ad essere il più furbo, inventarti qualcosa e fregare qualcuno guadagni la stima degli altri, mentre sei invariabilmente quello scemo se sei una persona corretta.
Nota che il vocabolo "furbo" esiste solo in Italia. Non c'è un altra lingua in cui esiste un complimento che significa trarre vantaggio a scapito del prossimo con arguzia.

Io non ho una soluzione, ci vorrebbe davvero una rivoluzione culturale e magari nel tuo ottimismo potrai dire che ci siamo vicini... ma non è mica semplice.

Unknown ha detto...

Prima di pensare a come diffondere culturalmente l'etica in Italia ti vorrei raccontare di come la mia percezione dell'etica sia cambiata negli ultimi 2 o 3 anni.
Io aderivo ad un... 'modello sinistroide degli anni settanta', pensando: "Le regole che non ho fatto io sono stupide quindi non le seguo". Con tutta una serie di giustificazioni assurde a suporto. Tipo: le cinture di sicurezza mi portano sfortuna, se dovessi seguire tutte le regole sai che fatica... ecc...
Sono cambiato. In questo Daria mi ha aiutato molto....
Forse dovresti chiedere a lei come fare per "infondere etica"!!

Ciao
M.